Il TESTAMENTO DI MARIA SIMMA

Dedicato a tutte le anime del Purgatorio

e a quanti si adoperano per la loro liberazione

PRIMA PARTE

 

IL PURGATORIO IERI E OGGI

 Alla riscoperta del Purgatorio

È stato fatto osservare che il nostro ormai moribon­do secolo è stata una delle epoche storiche più forte­mente caratterizzate dallo spettacolo della morte. Ciò pare vero in parecchi sensi: pensiamo soprattutto alla sua spettacolarizzazione nonché banalizzazione dovute principalmente ai mass media. Al tempo stesso, la no­stra epoca è caratterizzata da una lacerante contraddi­zione: ovvero, il frenetico e isterico tentativo di censura­re o occultare qualunque contatto con la morte. La mor­te viene per lo più presentata come una fine drammati­ca, per cui l'atteggiamento di fondo dell'uomo occiden­tale nei confronti del supremo enigma è stato, lungo tut­ta la durata del secolo, caratterizzato da un profondo senso di angoscia. Eppure noi cristiani sappiamo quanto la realtà sia diversa, sappiamo che la morte è stata vinta dalla Resur­rezione. Tutto questo per l'eternità. Tale evento chiave della storia umana è irreversibile: l'umanità non può più essere la stessa dopo il sacrificio redentore di Cristo. Ora, noi cristiani possiamo forse restare indifferenti di fronte allo smarrimento che tanti uomini del terzo mil­lennio mostrano di fronte a quello che, per dirla con In­dro Montanelli, non è un problema, bensì il problema, di fronte al quale tutti gli altri assilli che tormentano l'u­manità non sono altro che questioni secondarie? Qui vorremmo soffermarci un attimo sul fatto che duemila anni di Cristianesimo e di Storia della Chiesa, con le lo­ro molte luci ed ombre, ci offrono la possibilità di una speranza rinnovata, capace di rigenerare e ridare senso a tutta la nostra vita, compresi gli aspetti più inquietanti ed enigmatici. Si tratta di testimoniare che ci attende una dimensione di felicità piena e perfetta, che nulla e nessuno potranno mai toglierci. Non c'è bisogno di spiegare, d'altra parte è esperienza quotidiana per chiunque quanto la nostra vita sia lontana dalla sintonia con l'armonia e l'infinito che sono caratteristiche irri­nunciabili di Dio. Non dimentichiamo che le Sacre Scritture ci ammoniscono circa la perfezione divina, tanto che l'uomo non può vedere Dio senza morire. Tra la nostra finitezza e la santità divina vi è insomma un abisso. Ciononostante, Dio ci ha creati per amarlo e go­derlo, sicché, come afferma Sant'Agostino "il nostro cuore è inquieto sinché non riposa in Lui". È altrettanto ovvio che, nella stragrande maggioranza dei casi, tale abisso tra noi e Lui persista anche al momento del tra­passo. Ora, la Chiesa cattolica, ma sostanzialmente an­che le Chiese ortodosse d'Oriente, a differenza di quelle riformate protestanti, ci insegna l'esistenza di una di­mensione transitoria, successiva alla nostra morte, gra­zie alla quale "l'umano spirito si purga e di salir al Cielo diventa degno", per dirla con Dante. È proprio questo lo stato che la tradizione definisce appunto Purgatorio. Ma da dove viene questa consape­volezza, la certezza cioè dell'esistenza di questa dimen­sione? Un brevissimo excursus attraverso i secoli ci per­metterà, sia pure sommariamente, di chiarirci le idee in merito. La teologia del Purgatorio è dotata di radici assai antiche e si appoggia sulle Sacre Scritture, benché, co­me è noto, la sua esistenza non appaia immediatamente a chi si accosti all'Antico e al Nuovo Testamento, a dif­ferenza dell'inferno e del Paradiso. Per quanto riguarda l'Antico Testamento occorre peraltro tener presente che il processo di chiarificazione che porterà all'elaborazio­ne di una dottrina organica circa la vita dopo la morte è estremamente lungo. Sarà soltanto il Cristianesimo a giungervi con chiarezza definitiva, grazie all'insegna­mento di Gesù. Ciononostante, l'ebraismo tardivo di­mostra già di credere alla necessità della preghiera per i defunti. È precisamente nel libro dei Maccabei, laddove si narra di una battaglia nel corso della quale periscono diversi soldati ebrei, che troviamo appunto l'invito a pregare per i defunti, il che lascia quindi supporre l'esi­stenza di una dimensione destinata alla purificazione delle anime, la quale - e questo punto ci pare particolar­mente interessante - può e deve essere aiutata dalla pre­ghiera dei viventi. Come accennavamo poc'anzi, Gesù Cristo, indi­cando chiaramente l'esistenza del Paradiso e dell'infer­no, chiarifica questi due punti base cui, in qualche mo­do, era comunque giunto l'ebraismo degli ultimi secoli. Avremo modo di tornare sull'argomento nel corso del nostro dialogo con Maria Simma, ma osserviamo già ora che non mancano nel Nuovo Testamento riferimenti e allusioni che, pur richiedendo un minimo di sforzo per arrivare alla comprensione, non permettono, obiettivamente, altra interpretazione al di fuori del rimando ap­punto all'esistenza di quello che qualche secolo più tar­di verrà definito Purgatorio. Consideriamo per esempio il seguente passo di San Paolo. "Che sia basata su oro, argento, pietre preziose, legno o paglia, l'opera di cia­scuno sarà esaminata e giudicata. Sarà il giorno del Giu­dizio a rivelarne il valore, poiché si manifesta attraverso il fuoco e il fuoco proverà appunto il valore dell'opera di ciascuno. Colui che avrà costruito un'opera solida rice­verà il salario, colui la cui opera sarà consumata ne sarà privato; egli stesso sarà salvato, ma dovrà passare attra­verso il fuoco". In questo passaggio dunque, Paolo fo­calizza tre categorie di Cristiani. I buoni riceveranno una mercede adeguata, i malvagi verranno condannati, ma alle due categorie si aggiunge quella di coloro che, pur avendo edificato un'opera, avranno fatto uso di cat­tivo materiale. Saranno sì salvati, ma soltanto dopo es­sere passati attraverso il fuoco. Il concetto di una purifi­cazione necessaria e successiva alla morte pare insom­ma abbastanza chiara. A partire dal Il secolo, constatiamo la presenza co­stante della preghiera in suffragio dei defunti in seno al­la Chiesa primitiva. Ciò vale tanto per la liturgia quanto per le opere dei Padri. Le catacombe romane abbondano d'iscrizioni in cui è evidente l'intenzione di intercedere a beneficio dei defunti. Tale preghiera è attestata già da Tertulliano nel III secolo, il quale ne parla come di una realtà già consolidata; andando un pochettino più avan­ti, basterà citare San Gregorio di Nazanzio, Sant'Am­brogio, nonché Sant'Agostino. E ancora, San Cirillo di Gerusalemme, San Giovanni Crisostomo e San Grego­rio il Grande. Tutti costoro, ci parlano della preghiera in suffragio dei defunti, invitandoci a praticarla. San Gre­gorio Magno, in particolare, sottolinea il sollievo che deriva ai defunti dalle nostre preghiere. Origene, teolo­go del III secolo, ci parla addirittura di una "scuola delle anime" per i defunti, finalizzata alla crescita spirituale e alla purificazione. Con tutto ciò le basi per la teologia del Purgatorio possono considerarsi ormai gettate. Va comunque tenuto ben presente che per il cristiano dei secoli passati, - come d'altra parte dovrebbe essere pure per i cristiani di oggi e di sempre - Gesù Cristo è il solo salvatore. Infatti la preghiera in suffragio dei defunti va vista nella prospettiva della carità, dell'amore verso i fratelli: la Comunione dei Santi è infatti quella misterio­sa comunione d'amore che lega noi, ancora viventi su questa terra, a loro che già hanno varcato la soglia, sen­za distinzione di spazio e di tempo, categorie d'altra parte esclusivamente terrene. Alcuni si chiederanno come mai, nonostante quanto abbiamo detto finora, la Chiesa aspetterà il XIII secolo per proclamare il dogma del Purgatorio. Occor­re tener presente che il patrimonio dogmatico della Chiesa si è formato nel corso dei secoli e la Chiesa, si sa, è abituata a macinare secoli e millenni. Qui vale però la pena di richiamare l'attenzione su un aspetto as­sai importante sul quale ha fatto luce il grande medie­valista Jacques Le Goff, studioso per altro di orienta­mento rigorosamente laico, ovvero, ai fini della istitu­zionalizzazione del dogma del Purgatorio, si rivelò fon­damentale, nel corso dei secoli precedenti appunto al XIII, l'apporto derivato dalle innumerevoli visioni, te­stimoniate da una sterminata quantità di mistici, cari­smatici, ma anche gente semplice. Se infatti non sono certo mancati nel corso dei secoli mistici noti e ignoti, in particolare donne, dotati del carisma della comuni­cazione con le anime del Purgatorio, le visioni di anime che chiedevano messe e preghiere di suffragio poteva­no manifestarsi, come spesso accade, a gente di ogni genere. Il Medioevo, infatti, come ormai è in larga mi­sura riconosciuto dalla stragrande maggioranza di stu­diosi, fu una lunghissima fase storica assai più ricca di luci di quanto storiografia e pubblicistica di stampo il­luminista abbiano voluto far credere. Ora, fra le nume­rose luci del Medioevo e certo non fra le meno impor­tanti, figura senz'altro quel senso vivissimo della Co­munione dei Santi, quella consapevolezza della conti­nuità al di là e al di qua di cui uomini e donne del Me­dioevo non si sognavano di dubitare. Aggiungiamo inoltre che la Chiesa medievale, al pari di quella delle origini, aveva un rapporto oserei dire assai più rilassato con l'intervento del soprannaturale di quanto succe­derà in seguito, grosso modo a partire dal Concilio di Trento. D'altra parte, non va nemmeno taciuto che non mancarono purtroppo abusi, fraintendimenti e stru­mentalizzazione per quanto riguardava il dogma della Comunione dei Santi. Pensiamo soltanto agli scandali delle "vendite delle indulgenze" che tanto pesavano sulla sanguinosissima frattura in seno alla Chiesa, poi sfociata nella rottura dell'unità, con la conseguente riforma protestante. Benché, come abbiamo appena spiegato, il concet­to era chiaro sin dalle origini del Cristianesimo, il ter­mine Purgatorio viene definitivamente usato a partire da San Bernardo e verrà correntemente utilizzato a far data da tale epoca, ossia dal XIII secolo. Saranno il Concilio di Lione del 1274 e più ancora quello di Firen­ze, del 1439, a precisare il carattere dogmatico del Pur­gatorio: "Le anime di coloro che, realmente pentiti dei loro peccati, muoiono nell'amore di Dio, senza aver avuto tempo e modo di riparare attraverso opportune opere di penitenza al male compiuto, devono espiare, dopo la morte, attraverso il Purgatorio; affinché tali pe­nitenze siano alleviate (nonché abbreviate, si precisa in altra sede), è estremamente utile l'intercessione dei fe­deli viventi, attraverso preghiere, il sacrificio della Messa, elemosina, nonché qualunque opera di pietà of­ferta allo scopo". Poco più di un secolo dopo, il Concilio di Trento ri­prenderà la dottrina del Purgatorio, affermando: "Il Santo Concilio raccomanda ai Vescovi di apportare ogni cura affinché la Santa Dottrina del Purgatorio, trasmes­sa dai Santi Padri e dai Santi Concili, riceva la dovuta fi­ducia da parte dei fedeli, nonché sia tenuta per vera, in­segnata e predicata ovunque". In tempi più vicini a noi sarà il Concilio Vaticano Il a riaffermare il dogma del Purgatorio, dichiarando: "Nell'attesa che il Signore venga in tutta la sua gloria e maestà, accompagnato da tutti gli Angeli e che, essendo la morte stata distrutta da Lui per sempre, tutto gli sia sottomesso, gli uni conti­nuino sulla terra il loro pellegrinaggio, gli altri, avendo ormai lasciato la loro dimora terrena, portino avanti il loro cammino di purificazione; altri ancora sono ormai nella gloria. Nel Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, tro­viamo una sintesi del dogma del problema. "Coloro che muoiono in grazia e amicizia di Dio, ma ancora imper­fettamente purificati, per quanto già certi della loro sal­vezza eterna, soffrono dopo la morte una purificazione finalizzata a ottenere la salvezza necessaria per l'acces­so alla gioia del Cielo. La Chiesa chiamò Purgatorio tale purificazione finale degli eletti, realtà che nulla ha da spartire con il castigo dei dannati... La tradizione della Chiesa, facendo riferimento a certi testi della Scrittura, parla di un fuoco purificatore... sin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e offerto suf­fragi in loro favore, in particolare il sacrificio eucaristi­co, affinché, una volta purificati, essi potessero giunge­re alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda inoltre le elemosine, le indulgenze, le opere di benefi­cienza in suffragio dei defunti". Josef De Maiste poteva a ben ragione notare che "il Purgatorio è il dogma del buon senso", intendendo con ciò che, effettivamente, esso rispecchia un'esigenza di autoperfezionamento, di giustizia e di amore per Dio e per gli esseri umani che sono, potremmo dire, scritti nel cuore dell'uomo. I "fratelli separati" protestanti ci fan­no notare da secoli, tuttavia, che, se il Purgatorio davve­ro esiste, non si capisce perché non debba esservi un ri­ferimento chiaro, preciso e inequivocabile nelle Sacre Scritture. In particolare, è stato fatto osservare da parte loro che, ad esempio, quale occasione migliore vi sareb­be stata per accennare al problema di quell'offerta dal dialogo tra Gesù e il buon ladrone sulla croce? Come è noto, Gesù promette al buon ladrone: "Oggi (ovvero su­bito dopo la morte) tu sarai con me in Paradiso". Ora, mentre sul punto specifico dell'importante passo del Vangelo mi pare opportuno rimandare all'autorevole parere di Maria Simma, oltre a ribadire che, in più di un punto, l'esistenza del Purgatorio è effettivamente accen­nata nelle Sacre Scritture, va tenuto presente che il Van­gelo non è un manuale di teologia. È, fondamentalmen­te, l'annuncio della salvezza recata all'uomo da Gesù Cristo. Direi inoltre che la divergenza fra cattolici e protestanti su questo tema deriva fondamentalmente dalla nota diversità di fondo circa l'interpretazione della ve­rità di fede. Com'è noto, per protestanti vale il criterio della "sola scriptura", per cui tutto ciò che non è esplici­tamente indicato nelle Sacre Scritture non può conside­rarsi verità di fede. Peraltro, molto dipende dall'apertu­ra di mente e di cuore con la quale, anche a volersi attenere a tale criterio, si interpreteranno le Scritture. È tra l'altro, a mio modesto parere, anche il caso del Purgato­rio, tema nemmeno troppo velato dalle Sacre Scritture a voler leggere con tale apertura. Per la Chiesa di Roma, come d'altra parte per le Chiese orientali, queste ed altre questioni dal momento che, come abbiamo visto, la pre­ghiera per i defunti non è certo una novità dell'ultima ora. Il secolo che sta per chiudersi, segnato almeno si­no a un decennio fa dal razionalismo più sfrenato, ha assistito alla perdita di senso della compassione e della misericordia divina, in altri termini all’allontanamento dell'uomo da Dio e dunque a una drammatica eclissi della speranza. Di qui il tabù della morte e il notevole affievolirsi della credenza del Purgatorio. Tuttavia, una svariata serie di segnali sta ad indicare il ritorno del­l'Occidente alla spiritualità, di conseguenza alla spe­ranza - che per i Cristiani autentici è certezza della vita eterna -. Quindi constatiamo con gioia, al di là delle de­viazioni che ciò può assumumere, la rinascita per l’interesse per l’aldilà: alleluja! I nostri tempi offrono a noi cristiani una grande occasione, appunto quella di distri­buire ai milioni e milioni di affamati di spiritualità, alla vigilia del Terzo Millennio, il pane della certezza della vita eterna.

 

SECONDA PARTE

 

DIALOGO CON MARIA SIMMA

 

Profilo

"Ogni secondo, ogni ora della sua vita porta il mar­chio dell'eternità, non solo per se stessa, ma anche e più ancora per le innumerevoli anime, conosciute o scono­sciute che siano, che essa, in tanti modi diversi e con im­menso amore, ha aiutato a uscire dal Purgatorio e a go­dere così della felicità eterna del Paradiso". Così è stato scritto, di recente, a proposito di Maria Simma, un personaggio particolarissimo, sino a pochi anni fa abituato a vivere nell'assoluto e tranquillo ano­nimato per acquistare improvvisamente popolarità e fa­ma a livello mondiale, almeno negli ambienti della spi­ritualità cristiana. Io ho avuto la preziosa opportunità di incontrarla più volte, dove essa vive, ed è appunto dai nostri ripetuti incontri che è nato questo libro. Maria abita a Sonntag, un delizioso paesino austriaco situato sui monti nella vallata del Voralberg, a quattro ore di au­to da Milano, a pochi chilometri dal confine svizzero e da quello austriaco. Maria è una deliziosa vecchina di ottantaquattro anni; piccola di statura, dalla corporatura rotondetta, i grandi occhi azzurri, assai belli e vivaci. Veste sempli­cemente e raccoglie spesso la capigliatura in un volumi­noso foulard. Ha un'espressione molto dolce, carica di amore, suscita sin dal primo impatto grande simpatia. Un po' timida, ma nemmeno troppo, le basta poco per entrare in comunicazione col prossimo. Una volta che ciò succede - e si direbbe che ciò si verifichi assai più facilmente quando Maria è dalle sue parti: infatti, aven­dola incontrata un paio d'anni or sono per la prima volta a Milano, ho ricevuto la netta impressione che qui, a ca­sa sua, si senta molto più a suo agio - è evidente che la compagnia non le dispiace affatto, anzi... Una missione estremamente seria e impegnativa come quella che le è stata affidata, farebbe forse pensare a una donna dall'a­spetto e dai modi severi... nulla di tutto ciò. Maria ama invece la vita e lo dimostra. I nostri incontri sono prece­duti da pranzetti, Maria sa fare onore alla tavola. Si di­rebbe che la Nostra rispetti fedelmente le proprie radici, gli Austriaci, si sa, sono un popolo gioioso. Una donna tanto buona quanto semplice, sarebbe facile sentenziare banalmente... in effetti, più la cono­sciamo, più chiaramente Maria ci dimostra la sua sem­plicità, ma, attenzione, non si tratta della semplicità-ignoranza, bensì della semplicità del cuore, quella del Vangelo, tanto per intenderci... L'aspetto che più colpisce chi incontra Maria a tu per tu, modesto parere di chi scrive, è la totale dedizione alla sua missione, l'annullamento dell'ego, potremmo dire. Una scelta radicale, conseguenza e origine ad un tempo della sua missione, che - anche questo si percepi­sce chiaramente - è fonte di grande pace e serenità... Maria è ben contenta di comunicare la propria esperien­za, di testimoniare ciò che vive da quasi sessant'anni a questa parte, con grande umiltà e naturalezza, senza alcun imbarazzo. Parla volentieri e malgrado l'età non sembra mai stanca. Il lettore potrebbe a questo punto chiedermi: hai forse incontrato una santa? Non sta certo a me dirlo. Posso comunque affermare con tutta sincerità di aver in­contrato una donna in cammino verso la santità, una donna a cui è stata affidata una missione tutta particola­re, di enorme interesse, per chiunque abbia a cuore il de­stino dell'uomo. Mi pare comunque necessaria una precisazione. Se, come pare indiscutibile, i frutti, cioè i fatti, dimo­strano che l'esperienza di Maria Simma è autentica, cio­nondimeno, pur con tutta la mia ammirazione nei con­fronti del suo carisma e della sua persona, e, fermo re­stando che l'essenziale della sua esperienza pare indi­scutibile, non parrebbe saggio volere a tutti i costi con­siderare oro colato tutto quanto essa afferma. Ciò per­ché, al di là della sua indiscutibile buona fede, va da sé che qualunque messaggio soprannaturale, proprio per il fatto di passare attraverso un tramite umano, si presta inevitabilmente a interpretazioni e interferenze, per quanto del tutto involontarie... Ciò può accadere anche in personalità assolutamente equilibrate e attendibili co­me appunto la nostra Maria Simma. Va aggiunto peral­tro, per dovere di cronaca, che essa esclude si possa met­tere in dubbio alcunché circa i messaggi ricevuti per suo tramite e di provenienza ultraterrena. Aggiungiamo, infine, che la vita di Maria ci pare quanto più esemplare, se si tiene presente che essa non è mai stata gratificata, a differenza di tante altre anime "privilegiate" in quanto dotate di carismi straordinari, di visioni della Madonna, di Gesù o anche solo di anime approdate al Cielo. La sua missione è infatti tutta con­centrata sulle anime del Purgatorio. Spessissimo essa sa che una determinata anima è stata liberata, ma non le è dato di vederla. Diremo ancora che Maria, proprio perché piena­mente consapevole delle grazie da lei ricevute e malgra­do abbia contribuito enormemente a liberare, Dio solo sa quante anime dal Purgatorio, non si aspetta nemmeno di approdare direttamente in Cielo senza trascorrere nell'arena di mezzo almeno un pochino di tempo. Noi ci auguriamo proprio, per il bene suo e nostro, che ci vada di filato, sia pure il più tardi possibile.

 

La storia di Maria

Quella di Maria è una famiglia assai numerosa, po­vera e molto devota. Gente di campagna, legata alla se­colare spiritualità di queste montagne. Una fede solida, fatta di certezze. Maria Simma nasce il 5 febbraio 1915 a Sonntag, seconda di otto figli. Religiosissima sin dalla più tenera infanzia, comunica ben presto ai genitori l'intenzione di farsi suora. La madre non la prende sul serio, convinta che presto raggiungerà l'età in cui si incamminerà verso il matrimonio, rendendosi conto che in realtà è quella la sua strada. Ma non andrà affatto così. Maria frequenta la scuola soltanto fino a dodici anni: non c'erano soldi in casa per far studiare tutti i figli. Dopodiché si trasferisce insieme ad un fratello in Baviera, presso una fattoria, a lavorare, all'età di quindici anni. Circa un anno dopo bussa alla porta di un convento, per esservi accolta; vie­ne ricevuta come postulante ma, dopo poco tempo, si sente dire che non può restare poiché la sua salute è troppo fragile. Maria riprova allora presso due altri con­venti della zona, ottenendo lo stesso risultato. Lì per lì la "vocazione mancata" la fa soffrire molto, ma presto sente che la sua missione è un'altra, che il Signore le ha affidato un altro compito. Di che cosa si tratta? Maria non tarda a scoprirlo. Ascoltiamo dalle sue stesse parole l'episodio sconcertante che segnerà il corso della sua vi­ta, facendole capire quale in realtà è la sua strada. "Era il 1940, mi trovavo nella mia stanza, improvvisamente vi­di uno sconosciuto che camminava avanti e indietro. Sbalordita gli chiesi: 'Come ha fatto a entrare? Chi è lei? Se ne vada!'. Quello continuava però a camminare impazientemente su e giù per la mia stanza da letto, co­me se non avesse sentito. Allora chiesi: 'Si può almeno sapere cosa diavolo sta facendo qui?'. Nessuna risposta, al che io balzai giù dal letto - era notte inoltrata - e cercai di afferrarlo, ma afferrai solo dell'aria. Sbalordita, sen­za capirci nulla tornai a letto, ma quello non voleva saperne di andarsene, continuando a camminare avanti e indietro. Finalmente, dopo tanto passeggiare, scompar­ve. Il giorno seguente, dopo la Messa, io mi recai dal mio padre spirituale e gli raccontai tutto. Egli mi disse che, qualora episodi del genere si fossero ripetuti, la do­manda che dovevo rivolgere al mio visitatore sconosciu­to non era: 'Chi sei?', bensì: 'Che cosa vuoi da me?'. Detto, fatto: l'uomo ritornò la notte seguente, al che io gli chiesi: 'Che cosa vuoi da me?', ed egli rispo­se: 'Vorrei che si celebrassero tre messe per me, dopodi­ché io sarò liberato'. Compresi allora che si trattava di un'anima del Purgatorio, come confermò il mio padre spirituale, il quale mi consigliò pure di non scacciare mai le anime del Purgatorio, bensì di accoglierle sempre con generosità qualunque cosa mi chiedessero". A partire da quella notte del 1940, le visite a Maria da parte di anime del Purgatorio non sono mai cessate. 'A ritmi di varia intensità, in media si presentano a lei tre o quattro anime del Purgatorio alla settimana. Essa vede queste anime così come fossero esseri umani ancora in carne ed ossa. Esse si presentano per lo più con l'aspetto che avevano nell'ultima fase della loro vita terrena. Maria Simma, come tendenzialmente avviene per le personalità mistiche sino al momento in cui viene lo­ro chiesto di rendere nota la propria esperienza, che vie­ne così ad acquistare una valenza "profetica", visse per parecchi anni queste comunicazioni nel nascondimento. Dopodiché, venne anche per lei il momento di uscire dall'anonimato, per il bene delle anime, s'intende. Il modo in cui ciò avvenne fu tale da lasciare ben poco spazio a dubbi ed è forse la ragione principale per cui, nel suo paese, nella sua zona, un po' tutti credono al suo carisma. Maria racconta - il che risulta avvalorato da nu­merose testimonianze - di aver ricevuto a partire da un certo momento, da molte anime, le quali nel corso della loro vita terrena, si erano, in vario modo, appropriate di beni odi denaro, il compito di comunicare ai loro paren­ti rimasti sulla terra il proprio pentimento in proposito, unitamente alla preghiera di restituire al più presto a chi di dovere il maltolto, pena l'impossibilità per loro di li­berarsi dal Purgatorio. I modi in cui tali appropriazioni indebite si erano verificate potevano essere i più dispa­rati: frodi ereditarie, raggiri vari ed altro ancora. Maria non se lo fece ripetere più volte e contattò uno per uno i parenti in questione, che restarono un po' tutti stupefat­ti: alcuni per il fatto che soltanto loro erano a conoscen­za della malefatta ad opera del congiunto! Altri restaro­no addirittura increduli, in quanto nulla sapevano della vicenda riferita loro da Maria, che poteva anche risalire a parecchi anni addietro. In ogni caso era tutto vero, e fu facile appurarlo, in quanto Maria si rivelò sempre in grado di fornire ogni dato ed elemento utile alle identi­ficazioni delle persone e dei beni. Insomma tutto coin­cideva, era tutto vero! Si noti che, nella stragrande mag­gioranza dei casi, Maria nulla sapeva delle vicende in questione e per di più neppure conosceva i protagonisti, i parenti dei quali si affrettarono a fare quanto era in loro potere per ristabilire la giustizia. La fama di Maria si è così diffusa nel giro di poco tempo nei Paesi di lingua tedesca. Su consiglio del padre spirituale la mistica de­cise, siamo alla fine degli Anni Sessanta, di consegnare l'esperienza sino ad allora maturata, ad un libro, uscito in prima edizione nel 1969 dal titolo "Meine Erlebnisse mit Armen Seelen" (Le mie esperienze con le anime bi­sognose). E fu subito un grande successo: il libro è stato tradotto in tantissime lingue. Maria viaggia spesso, in vari Paesi europei, per rendere testimonianza pubblica della sua esperienza. Molto generosamente e malgrado i suoi ottantaquattro anni, dovunque venga invitata, va, ben contenta di svol­gere la sua missione. Così come è stata contenta di par­tecipare al lavoro che ha richiesto questo libro. Maria conduce una vita tutta dedita alla preghiera e alla sua missione. Non solo, è dispostissima a recarsi ovunque le venga chiesto di portare la sua testimonianza, ma dedica molto tempo alla corrispondenza, rispondendo a chiun­que le scriva, ricevendo chiunque desideri incontrarla (per entrambi gli scopi si raccomanda comunque, dal momento che Maria parla solo il tedesco, di farsi aiutare da qualcuno che conosca questa lingua. Per chi non sia ferrato nell'idioma di Goethe). Inoltre, oltre a pregare, come è logico, tantissimo, e a partecipare alla Messa quotidiana, si dedica con passione al Catechismo. Nel complesso gode di buona salute anche se non di rado, quando le viene richiesto dalle sue amiche inseparabili, ovvero le anime del Purgatorio, viene presa da dolori di cui essa si fa carico per amor loro. Maria vive in una piccola graziosa casetta, con tan­to di orto e di animali da cortile, occupandosi di entram­bi, trova inoltre il tempo di sbrigare qualche lavoretto, come impiumare i cuscini... Va da sé che ha sempre con­dotto una vita assai modesta. Dopo aver lavorato presso fattorie, è stata collaboratrice domestica dedicandosi per lo più ad umili lavori. Casomai non fosse chiaro, ha dedicato interamente la sua vita alla sua missione. Con quali risultati lo vedremo fra poco.

 

Il carisma

Il carisma di cui è dotata Maria Simma, a definire il quale, a quanto sembra non è stato ancora coniato un nome adeguato, è si straordinario, nel senso che si tratta sostanzialmente di un'esperienza che di per sé va al di là delle leggi naturali, ma al tempo stesso già noto alla Chiesa, con tutta probabilità sin dalle origini di questa. Nuova è casomai l'intensità con cui il carisma sembra manifestarsi, negli ultimi tempi, o per lo meno l'interes­se che detto carisma indubbiamente suscita. Per meglio dire, la comunicazione con le anime della "Chiesa Pur­gante" o della "Chiesa Trionfante", è un fenomeno che da sempre appartiene alla cristianità. Sinora, è stato ten­denzialmente visto nell'insieme delle manifestazioni soprannaturali di origine divina in genere, quali le appa­rizioni della Madonna, i fenomeni mistici di visioni e locuzioni ed altro ancora. È soltanto negli ultimi tempi che il popolo di Dio in genere, ma anche gli studiosi cri­stiani - qualche segnale lascia inoltre supporre che una certa attenzione sussista anche a livello di gerarchia - sembrano aver preso particolarmente sul serio il singo­lare fenomeno carismatico. Infatti, come dicevamo, Maria Simma non è la prima né, con tutta probabilità, l'unica anima privilegiata della storia della Chiesa che goda di un rapporto sostanzialmente costante col mon­do delle anime che ci hanno preceduto nell'avventura terrena. Certamente, il suo è uno dei casi più eclatanti, più interessanti e significativi. Notiamo subito che, con­trariamente a quanto si potrebbe pensare, questo cari­sma non si manifesta soltanto in grandi mistici; in essi questo si va a mescolare con diversi carismi straordina­ri, quali visione di Gesù, della Madonna e di Santi, pre­ghiera straordinariamente potente tanto da poter ottene­re frequentemente guarigioni inspiegabili sul piano scientifico nonché altri miracoli di svariato genere, estasi e altro ancora. Per fare qualche grande nome, pen­siamo a Santa Francesca Romana, S. Brigida, S. Cateri­na da Genova, il Santo Curato d'Ars, S. Margherita Ma­ria, il Beato Padre Pio, Madre Speranza e, per citare un personaggio ancora vivente, Natuzza Evolo. Il caso di Maria Simma si presenta particolare (ma nemmeno in questo senso unico, come vedremo tra breve), in quanto la comunicazione con le anime del Purgatorio costitui­sce l'unico carisma straordinario di cui essa è dotata. Ha finalmente inizio il nostro dialogo con Maria Simma, la quale risponde pazientemente a ogni doman­da, ma anche con grande sicurezza: si direbbe che nulla la metta in imbarazzo. Ci siamo incontrati più volte, sempre nella stessa località, ovvero quell'incantevole paesino fra i monti austriaci in cui la Nostra risiede nella vallata del Voral­berg. È estate, la località è tranquilla, la natura intorno ci sorride e ci avvaliamo della collaborazione di coloro che possiamo considerare i due insostituibili bracci de­stri di Maria nella sua missione: il reverendo Bernard Marie Weiss, parroco di una vicina località tedesca (sia­mo infatti vicinissimi sia al confine tedesco che a quello svizzero), nonché l'assistente di lui, la signora Annelie­se Milch. I due conoscono Maria da trent'anni, da più di dieci il reverendo Weiss è inoltre il suo direttore spiri­tuale. E un uomo dal fisico tipicamente tedesco, alto, robusto, il viso rotondo, e grandi occhi chiari, con il temperamento tipicamente gioviale dei bavaresi. Ha quasi settant'anni, ma ne dimostra molti di meno. Anne­liese Milch è una bella signora sulla sessantina, anche lei con grandi occhi azzurri, anche lei gioviale, e anche lei bavarese. E lei ad organizzare i vari viaggi, incontri di preghiera e testimonianze di Maria in giro per l'Europa. Va da sé che, da brava tedesca, è di un'efficienza im­peccabile. Benché Maria abbia una memoria lucidissi­ma e benché la sua vivacità, sotto tutti i profili, sia indi­scutibile - da buona montanara, si direbbe proprio, tra l'altro, che l'appetito non le manchi, in quanto ha dimo­strato di gradire assai gli squisiti pranzetti che ci sono stati forniti dalla trattoria del paese -, la presenza del sa­cerdote e della signora si è comunque rivelata preziosa perché ordinare un materiale così complesso come quello che andiamo ad affrontare richiede per forza un ordinatore. Comunque, Maria si esprime con proprietà, anche se qualche volta i due amici intervengono per pre­cisare questo o quel punto. Vorrei aggiungere che, per quanto possibile, ho cercato di trattare con Maria Simma argomenti nuovi, rispetto a quelli da lei già trattati nei due libri "Le anime del Purgatorio mi hanno detto...", di cui essa stessa è au­trice, nonché "Fateci uscire da qui!!" autore Nicky Eltz. Mi permetto di raccomandare i due interessantissimi li­bri alla lettura dei quali rimando quanti desiderino farsi un'idea chiara dell'esperienza di Maria Simma nonché del carisma di cui essa è dotata. Va da sé che, varie volte, tornerò su tematiche comunque già affrontate nei due testi appena citati, per chiarire o approfondire. Ma an­diamo ad iniziare. Maria, vorremmo iniziare da un punto molto im­portante: "La più infelice anima del Purgatorio è più fe­lice dell'anima più felice che ancora vive sulla terra", lei ha più volte dichiarato; ciò ci fa intuire che, senza nulla togliere all'aspetto della purificazione, le anime del Purgatorio vivono comunque una condizione di felicità. Vi è comunque diversità, se non sbaglio, fra i vari strati del Purgatorio, cui lei accenna nei suoi libri prece­denti? "Senz'altro. Il Purgatorio è composto di innumere­voli livelli di tipo assai diverso. Le anime che si trovano nel Purgatorio più basso, tanto per dare un'indicazione assai significativa, sono ancora soggette all'attacco del male...". Mentre, normalmente, le anime del Purgatorio so­no confermate in grazia come insegna la teologia, sono cioè ormai liberate dal male e tutte rivolte a Dio... "Esatto". Volendo comunque in rapida sintesi vedere qual­che livello del Purgatorio - giacché sono così numerosi che sarebbe impossibile considerarli tutti -, che cosa può dirci in proposito? "Vediamone qualcuno. Il Purgatorio più profondo e più penoso è quello che potremmo chiamare 'cerchio degli erranti'. Qui si trovano anime ancora assai legate alla terra, tuttavia private di qualunque riferimento con questa. L’anima 'errante' è consapevole del proprio pas­sato terreno, tuttavia ignora assolutamente quale sarà il suo futuro... La sua condizione è insomma quella di un presente penoso e pieno di incognite. L'anima non sa rendersi ragione di ciò che le sta accadendo, né per quanto tempo persisterà tale condizione. Tale condizio­ne è gravata da una penosa solitudine, l'anima si trova alla ricerca ma non sa neppure lei di che cosa. Questo ti­po di Purgatorio può essere molto lungo". Possiamo paragonare questo livello del Purgatorio a un inferno temporaneo, sottolineando il temporaneo? "Sì, grosso modo. Un po' meno penoso, ma co­munque sempre assai doloroso, è un altro livello, che potremmo chiamare 'stadio dell'oscurità'. In tale stato l'anima, come in quello degli erranti, non sa ancora nul­la di Dio, né ha alcuna idea di ciò che l'attende in futuro. Si ritrova invece costretta a ritornare col pensiero alle colpe commesse in vita, a ogni forma di male commes­so. E’ un ricordo martellante e continuo, che procede pa­rallelo all'idea sempre ricorrente della propria impoten­za. Un rimorso accompagnato insomma dalla dura con­sapevolezza di non poter più fare nulla per riparare ai guai del passato". Tutto ciò suona abbastanza inquietante, tuttavia lei non può fare a meno di riferirci la sua esperienza... an­diamo comunque avanti. Quali altri livelli conosce? "Superiore al livello dell' 'oscurità' ve ne è un altro che potremmo definire degli 'adulatori e idoli'. Si tratta della condizione propria di coloro che costantemente hanno violato il primo comandamento, adorando al po­sto di Dio idoli umani, quali le proprie ambizioni, ad esempio. Adesso queste anime posseggono piena co­scienza dell'esistenza di un altro, unico, vero Dio, al quale tendono, colpiti da una profonda e amarissima no­stalgia. Anche queste anime hanno ben presente davanti a sé il quadro della loro vita terrena e si rendono conto, pieni di pentimento, di aver adorato idoli, di aver inse­guito fantasmi. Quanto vorrebbero lodare Dio e pregar­lo! Tuttavia essi non lo vedono. Quanto vorrebbero ve­dere la luce, la cui presenza in qualche modo avvertono, essi cercano, cercano, ma non riescono a trovarla! Ogni ricordo della loro vita terrena, non fa che aggravare la consapevolezza dei loro errori, così come la loro strug­gente nostalgia del bello e del vero. Dirò inoltre di un’al­tro livello, che potremmo chiamare 'dei corresponsabi­li'. Si tratta di coloro che, per varie ragioni, e in vari mo­di, hanno aiutato altri a operare il male. Sono particolar­mente tormentati da rimorsi. Quanto vorrebbero libe­rarsi dai ricordi dolorosi della loro vita, costantemente segnata da varie forme di complicità col male... il guaio è che non vi riescono. Si trovano a percepire ora, in tutta la loro violenza, quei sentimenti di vergogna e di penti­mento, che nella loro vita terrena erano loro così scono­sciuti". Non è nemmeno il caso di precisare quanto sarà ne­cessario pregare per tutti coloro che si trovano in Purga­torio, ma in particolare per quanti si trovano in questi li­velli così profondi del Purgatorio. Risalendo un po', quali altri livelli troviamo, sempre tenendo presente che tale esposizione non vuole né può essere esaustiva? "Mi viene subito in mente un livello che potremmo definire 'del riconoscimento delle conseguenze'. Anche questo è Purgatorio assai doloroso. Per farci un'idea, possiamo immaginare una tendina, attraverso la quale l'anima può osservare le conseguenze, anche le più lon­tane, dei danni da lei causati in vita e dei propri errori. Può constatare ad esempio, come, ogni allontanamento dalla legge divina, si ripercuote sui propri figli, nipoti e pronipoti. Può constatare quali frutti reca, nel corso dei tempi, il suo esempio. Ciò si rivela particolarmente do­loroso per quanti hanno seminato teorie, nonché model­li di pensiero e di comportamento lontani, anzi contrari alla volontà di nostro Signore. A questo livello del Pur­gatorio, l'anima si ritrova così a soffrire non soltanto per se stessa, ma anche per tutti i peccati, che sono stati in qualche modo causati dal proprio operare. Un po' sopra ancora, troviamo il livello che chiamerei 'della solitudi­ne'. Qui si trovano ad espiare coloro che, in vario modo, hanno concentrato la loro vita su bagordi, sull'edoni­smo sfrenato, senza trovare mai tempo di dedicarsi allo spirito. Queste anime si trovano qui, appunto, in assolu­ta solitudine, a rimuginare su quanto è stata vuota la loro vita, sugli anni gettati via... Tutta questa atmosfera di rimpianto crea come una coltre, ma la loro condizione si può anche paragonare a quella di chi si trovi in una casa vuota, priva di porte e di finestre. Vi è poi, ancora risa­lendo, un altro livello del Purgatorio, nel quale si trova­no quanti ispirarono la loro vita terrena al più profondo egoismo, poco o nulla curandosi dei fratelli. Potremmo definire questo livello il cerchio 'della turbolenza'. Co­loro, i quali furono sempre centrati su se stessi, al punto da provocare danni al prossimo, senza mai aver provato il minimo scrupolo al riguardo, sono qua tormentati da un perenne disagio, è come se fossero sballottati. Imma­ginate schiere di anime, che bramano pace mentre sono costantemente tormentate da rumori, affanni, movimen­ti convulsi di ogni genere". Mi permetto a questo punto di assicurare, a nome dei lettori, sincere preghiere a favore di tutti costoro. Vo­gliamo continuare la nostra piccola rassegna, sempre procedendo verso l'alto? "Risalendo ancora verso l'alto, troviamo un livello che potremo definire 'delle speranze ingannevoli'. È destinato a quanti in vita mancarono costantemente di parola, destarono nel prossimo speranze perennemente deluse, al di fuori di qualunque plausibile motivazione e scusante. La loro pena è dovuta al fatto che, stavolta, so­no loro a ritrovarsi illusi e delusi, in quanto pare a loro, costantemente, di trovarsi a due passi dalla fine del loro Purgatorio, ma immancabilmente sono costretti a con­statare che la fine è ancora lontana! È in sostanza un meccanismo ripetitivo di speranza e delusione, destina­to a protrarsi sino al momento in cui ogni macchia della loro colpa è cancellata. Proseguendo ancora, troviamo il livello che possiamo definire 'dell'unica vera peniten­za'. Per rendere l'idea, possiamo dire che è il Purgatorio più comune, attraverso il quale devono passare, per espiare, tutte le anime che hanno macchie da lavare. Per spiegarci meglio, diremo che, se le anime degli altri li­velli del Purgatorio soffrono a causa dei danni da loro compiuti, si tratti di egoismo, di aver gettato via in futi­lità anni e anni della propria vita, di gravi scorrettezze nei confronti del prossimo e altri ancora, qua le anime sono tormentate da un solo pensiero: aver offeso il pro­prio Creatore! Qui l'anima si trova confrontata con la consapevolezza di non aver risposto alla chiamata d'a­more del Signore. Essa ripercorre ora, con la massima chiarezza, tutti i momenti della propria vita, in cui avrebbe potuto rimettersi sulla retta via, eppure non l'ha fatto. Riconosce senza ombra di dubbio i vari segnali, che il Signore ha cercato di lanciare, per ricondurla a sé. Acquista piena consapevolezza di quanto il proprio agi­re abbia ferito Dio. L'anima vede scorrere davanti a sé le varie sequenze della propria vita, percependo quanto questa avrebbe potuto essere più bella, più vera, più san­ta e più giusta... Rimorso e dolore saranno poi tanto più gravi quanto più l'anima sa di essere stata dotata da Dio. Anche questo Purgatorio dura sino al momento in cui anche la più piccola macchia è stata lavata. Dopodiché passa normalmente all'ultimo livello, che già alcuni mi­stici hanno definito 'livello neutrale'. 'Quale illuminazione, quale gioia, quale grazia medita sperimenta l'anima, nel momento in cui final­mente, dopo aver attraversato tutti i livelli corrisponden­ti alla propria esigenza di purificazione, approda qui!'.. Come possiamo immaginarci questo livello? "Innanzitutto bisogna tener presente che per 1' ani­ma che approda qui costituisce già una grazia il fatto di non soffrire più. Pensiamo a un naufrago, il quale dopo tanto navigare approda finalmente a un'isola. Qui, dice­vamo, non si soffre più, bensì si attende. Spesso non si sa quanto questa attesa sarà lunga, comunque non si sof­fre più. Alcune anime si fermano qui esclusivamente il tempo necessario, per così dire, per recuperare le forze ed approdare al primo cerchio del Paradiso. Altri atten­dono sino alla completa espiazione della loro penitenza, il che può coincidere spesso con la riparazione, da parte di qualcuno, di un determinato bene da loro distrutto, danneggiato oppure trascurato sulla terra". Il che d'altra parte coincide con varie apparizioni di cui lei è stata testimone, vero? "Sì, è il caso ad esempio di sacerdoti i quali hanno celebrato con scarso fervore la Messa. Attendono così che qualcuno sulla terra, celebri con vivo fervore una Messa in suffragio delle anime. E ancora, è il caso di anime le quali, essendosi ingiustamente impossessate sulla terra di un determinato bene, devono attendere la riparazione del torto, perché possano ricevere il permes­so di apparire a un'anima ancora vivente sulla terra, co­me e stato ed è spessissimo il mio caso per intercedere presso i parenti perché ciò avvenga". Vorrei a questo punto aprire una parentesi per chie­derle come, normalmente, reagiscono i parenti soprav­vissuti, i quali si sentono rivolgere una richiesta del ge­nere, o comunque si sentono recapitare un messaggio tramite Maria, un messaggio dall'aldilà... "Non ho mai ricevuto brutte sorprese. Tutti coloro ai quali mi sono rivolta per recare messaggi delle anime hanno sempre mostrato grande rispetto e attenzione. Devo inoltre aggiungere che, per quanto comprensibil­mente sorpresi, non hanno mai dimostrato reazioni di sgomento o comunque negative. Cosa ancora più im­portante, hanno sempre immediatamente eseguito la vo­lontà del defunto". In ciò possiamo forse vedere un ulteriore interven­to della Provvidenza, nel senso che il Signore non fa mai le cose a metà: concedendo alle anime il permesso di comunicare ai congiunti ciò che è necessario per la loro liberazione, difficilmente potrebbe permettere che tale appello restasse inascoltato... "Sì, è del tutto probabile". Torniamo comunque al discorso sul "livello neu­trale". Vogliamo portare ancora un esempio di anime destinate a restare qui finché... "Pensiamo ancora alle anime di scrittori i quali si sono espressi nelle loro opere contro le leggi divine: es­si devono aspettare lì, sinché qualcuno, sulla terra, rac­colga la loro ispirazione, degna di miglior causa, per farla fruttare ai fini della conversione". È comunque sempre possibile che le anime di que­sto cerchio, in virtù di preghiere, messe e sacrifici offer­ti da viventi, accelerino la liberazione delle anime che si trovano nel "livello neutrale", come d'altra parte è pos­sibile per tutte le anime del Purgatorio? "Naturalmente, ma per quanto riguarda le anime di questo livello, vige una particolarità: esse possono bene­ficiare dei suffragi dei viventi soltanto con preghiere e sacrifici espressamente dedicati a una determinata ani­ma. È inoltre da tener presente che anime a cui Dio, gra­zie all'intercessione di Maria Santissima, del loro patro­no, oppure alle preghiere e opere dei viventi si sono viste accorciare penitenze da scontarsi in precedenti livelli del Purgatorio, debbono restare qui più a lungo. Qui restano insomma sino alla completa maturazione della loro ani­ma, sinché questa si è completamente purificata, renden­dosi così degna di ascendere finalmente al Paradiso". Accorciare il Purgatorio, come tanti altri aspetti che a questo si riferiscono, rimandano comunque al concetto di tempo. Si tratta di un problema tutt'altro che facile, immagino, per noi che viviamo ancora nella di­mensione terrena, sulla quale tuttavia occorre tentare di fare chiarezza. La dimensione temporale in Purgatorio si vive in maniera diversa rispetto a noi, vero? Può cer­care di spiegare, Maria? "Sì, il tempo ha un valore diverso in Purgatorio ed è difficile renderne l'idea a noi. Comunque, possiamo di­re, in linea di massima, che esso trascorre al tempo stes­so assai più velocemente o assai più lentamente rispetto alla terra. Tenendo presente che stiamo cercando di ren­dere l'idea giacché la piena comprensione del problema potremo averla soltanto nell'altra vita, possiamo co­munque affermare che quando sulla terra sono trascorsi dieci giorni, in Purgatorio è trascorso un giorno. Tutta­via, il tempo là trascorre più lentamente nel senso che le anime, laggiù, ardono dal desiderio di ascendere al Cie­lo e si sa che, quando si attende un evento con grande ansia, il momento sembra non arrivare mai" In linea di massima, al momento di entrare in Pur­gatorio, un' anima sa quanto vi resterà? "No, in linea di massima non lo sa, anche perché ta­le tempo può essere accorciato da preghiere e messe dei viventi. La durata del Purgatorio varia comunque enor­memente a seconda dei meriti dell'anima e delle peni­tenze che questa deve scontare. Per alcuni si tratterà sol­tanto di pochi giorni o addirittura di poche ore o pochi minuti, per altri può addirittura durare qualche secolo. Ricordo il caso estremo di un sacerdote, il quale a causa del suo pesante coinvolgimento in certi fatti di sangue, si trovava in Purgatorio addirittura dal 555 e poté essere finalmente liberato soltanto dopo 1400 anni! Si tratta comunque di un caso limite, in quanto la durata media del Purgatorio può essere considerata sui trenta o qua­rant'anni della nostra misura Aprendo una piccola parentesi, a lei risulta che, se non erro, sono numerosi i sacerdoti e le suore presenti in Purgatorio... "Sì. Dal momento che essi hanno ricevuto abbon­danza di grazia e quindi la loro responsabilità è stata maggiore. Essi in particolare necessitano di suffragi, so­prattutto i sacerdoti che hanno trascurato la santa Messa e la Comunione". A proposito di responsabilità, ha suscitato un certo scalpore la vicenda, riportata nel libro di N. Eltz, vissuta da un alto gerarca nazista, uno dei principali collabora­tori di Hitler (anche se il nome riportato in questo libro non è esatto). Lei riferisce, Maria, di aver saputo della veloce liberazione dal Purgatorio dell'anima in questio­ne. Senza voler assolutamente ficcare il naso in questio­ni che sono di esclusiva pertinenza della Giustizia divi­na, lei si può immaginare quanto una tale notizia abbia suscitato stupore e quanto, senza adeguata spiegazione, rischi di suscitare fraintendimenti e ottimismo a buon mercato... "Capisco ciò che lei vuol dire. Bisogna innanzitut­to tener presente che nel caso dell'anima in questione, i suoi parenti pregarono moltissimo e a fondo per la sua liberazione dal Purgatorio, inoltre, prima di morire, l'a­nima si presentò al Signore profondamente pentita per tutti gli orribili peccati commessi in vita e, come venne confermato da una sintetica indagine relativa alla sua vita, assai spesso l'uomo in questione si era trovato invi­schiato in giochi più grandi di lui... Penso quindi che da questa vicenda possiamo tutti ricavare un utile insegnamento, che, per quanto vecchio quanto il Cristianesimo, sembra assai duro da mettersi in pratica. Cioè, non biso­gna mai giudicare nessuno! Solo il Signore infatti cono­sce non solo il nostro cuore, ma le varie vicende, di fa­miglia e di altro genere, insomma tutto il complicato gioco di situazioni che determina le scelte di un essere umano da un lato, nonché il rapporto con le circostanze, di cui egli si ritrova vittima dall'altro Lei ha appena fatto opportunamente notare l'im­portanza, in questo caso, come in tutti i casi, delle pre­ghiere e delle messe in suffragio. Ora, mi chiedo, vi so­no anime per le quali si prega espressamente, anime del­le quali nessuno si ricorda, a parte naturalmente lei, Ma­ria, e, purtroppo pare di capire, non molti altri al mon­do... Non è contrario alla giustizia il fatto che vi siano anime che, potendo beneficiare di preghiere e messe, possono liberarsi molto più velocemente dal Purgatorio, mentre altre debbano espiare lì molto più a lungo? Inol­tre, con quale criterio i benefici di tutto ciò che si fa sul­la terra per le anime dei defunti vengono distribuiti a lo­ro vantaggio? "No, non vi è nulla di contrario alla giustizia, in quanto, dispensatrice delle grazie per le anime del Pur­gatorio è Maria Santissima, la quale sa chi maggiormen­te le merita, nonché in generale come vadano distribuite senza mai dimenticare nessuno. Per quanto riguarda pre­ghiere e messe, espressamente offerte per anime deter­minate, possiamo star certi che queste ne beneficieranno grandemente. Quanto poi ai suffragi dedicati in genere alle anime del Purgatorio, affidiamoci a Maria: Essa sa­prà bene come distribuirle. E ancora, il Signore non vuo­le assolutamente che nessuna nostra preghiera vada mai persa, per cui quando si prega o ci si sacrifica per un'ani­ma già in Paradiso, Egli saprà benissimo come utilizzare ciò a beneficio di anime ancora in Purgatorio". Possiamo comunque, in linea generale, affermare che i benefici delle varie forme di suffragio ad opera no­stra sono enormi, se non erro. Penso in particolare a una ragazza di Fatima, deceduta pochi mesi prima le appari­zioni locali della Madonna. Lucia, come è noto, chiese alla Madonna ove la ragazza si trovasse e si sentì rispon­dere: "Dovrà restare in Purgatorio fino alla fine del mondo". Qualche mese dopo, Lucia seppe invece dalla stessa fonte, cioè da Maria, che la ragazza si trovava già in Cielo a seguito delle numerose e intense preghiere che nella zona le dedicarono. "Sì, senz'altro. È sempre lo stesso discorso: la mi­sericordia del Signore è infinita e solo Lui conosce il nostro cuore con tutti i suoi segreti. Non avrebbe senso applicare criteri ragionieristici o comunque calcoli gret­tamente umani Pare opportuna a questo punto una piccola precisa­zione, da lei già accennata: il Purgatorio è per le anime condizione non solo di purificazione, ma anche di ma­turazione, di evoluzione... Esatto. Ciò è in particolare vero per le anime che sulla terra non hanno dedicato particolare attenzione alla dimensione spirituale. In Purgatorio l'anima si evolve e si purifica, ripetiamo ancora una volta, attraverso la sofferenza, la quale le permette di raggiungere gradual­mente la piena beatitudine. Una beatitudine che da tan­tissimo tempo attende quell'anima. Indipendentemente dai vari livelli del Purgatorio, vi è però un giorno dell'anno in cui ogni sofferenza è so­spesa, vero? "Sì, si tratta della festa di Tutti i Santi. In tale occa­sione ovunque, in Purgatorio, regnano una grande gioia e serenità". "Certamente le anime del Purgatorio vivono una dimensione estremamente diversa rispetto a quella ter­rena. Con la morte, noi ci liberiamo dal corpo e con que­sto da tutte le limitazioni che sono connaturate a questa dimensione. L’anima, appena liberata dal corpo, gode di una visione di Dio e, quindi, della Verità, visione che sarà diversa per intensità a seconda del livello spirituale raggiunto in vita dall'anima in questione. Comunque, ogni anima, escluse quelle che rifiutano Dio, si ritrova faccia a faccia con la bellezza, la Verità, la felicità eterna, la gioia, al­trettanto eterna. Ora, quale anima potrebbe mai deside­rare di tornare sulla terra, una volta che le è chiaro quan­to tutto ciò che è legato alla nostra dimensione corporea non è nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che ci aspetta lassù? Ecco perché neppure l'anima che è stata, o per meglio dire si è sentita, la più félice su questa terra, vorrebbe mai tornare indietro. Quelle anime godono in­fatti di un livello di conoscenza che è infinitamente su­periore al nostro, proprio perché assai più vicine di noi alla fonte suprema di Amore e di Conoscenza. Quanto lei afferma coincide nella sostanza, tra l'al­tro, con ciò che per lo più affermano coloro che sono "tornati in vita", esperienze delle quali molto si parla e che, indubbiamente, sono ricche di valore teologico e spirituale. Per dirla con Jean Guitton, "Le anime sante del Purgatorio, al pari di coloro che già in questa vita so­no stati partecipi di esperienze mistiche, conoscono me­glio di chiunque altro la misteriosa lieçon di dolore e gioia". Lei riconosce la sua esperienza, in sostanza, in queste parole del grande filosofo? "Si, penso che possa rendere l'idea. Le anime si ri­trovano al cospetto di una Luce, di Amore e di Cono­scenza, assolutamente imparagonabili all'oscurità della vita sulla terra! Il che, si noti, è ancora nulla a paragone della Luce piena che 1’anima conoscerà una volta ap­prodata in Cielo". E lei, Maria, è ma i stata partecipe di questa gioia, oltre che, si capisce, delle sofferenze di cui si è fatta ca­rico per amore delle anime? "In un certo senso, dal momento che mi sono dedi­cata, come lei sa, anima e corpo, a questa missione per amore di Dio e dei Fratelli, il che senza dubbio mi pro­cura gioia. Comunque, io non ho mai lasciato il mio cor­po per cui non posso dire di avere già vissuto in prima persona quanto normalmente si vive, appunto, quando l'anima si separa dal corpo". A questa gioia, - nostalgia del divino - è in qualche modo collegata la visione della Madonna di cui godono periodicamente le anime del Purgatorio? "Effettivamente la Madonna appare loro in varie circostanze, specialmente il giorno di Natale e in occa­sione di determinate feste mariane. Si può perciò imma­ginare quanto essa arrechi loro gioia e conforto. In parti­colare, essa si reca in Purgatorio, oltre al giorno di Nata­le, il Venerdì Santo, il giorno di Ognissanti, nonché nelle ricorrenze dell'Assunzione e dell'Ascensione di Gesù". Comunque, a lei non risulta che, oltre alla Madon­na, si rechi anche Gesù in Purgatòrio? "No, non mi risulta. Comunque, lì sono presenti gli Angeli, in particolare gli Angeli Custodi - ciascuna ani­ma gode sempre dell'assistenza e della compagnia del proprio Angelo Custode - nonché di San Michele". Gli Angeli, quindi, non ci abbandonano assoluta­mente dopo la morte, ma qual è il loro ruolo nel Purga­torio? "Fanno del loro meglio per alléviare le sofferenze delle anime, per confortarle. Alle volte gli Angeli sono loro vicinissimi; alle anime non è concesso di vedere sempre il loro Angelo Custode, tuttavia ciò avviene spesso. Quando poi l'anima abbandona il Purgatorio per approdare in Paradiso, è lì che, ovviamente, l'Angelo fa ritorno. Approfitto dell'occasione, dal momento che siamo in argomento, per raccomandare vivamente la de­vozione agli Angeli, in particolare agli Angeli Custodi. Se sapessimo quanto la nostra vita può essere più serena e gioiosa, se decidiamo di affidarci all'Angelo Custode! Chiunque può, attraverso la preghiera, farne esperienza, arrivando a percepire la presenza del proprio Angelo Custode, dialogando con lui... essi sono felicissimi di aiutarci, anzi non chiedono di meglio: vedrete che non si dimenticheranno mai di voi! Inoltre, oltre agli Angeli Custodi e a San Michele, già accennato, vi sono in parti­colare gli altri due Arcangeli, San Gabriele e San Raf­faele, la cui assistenza e intercessione sono preziosissi­me". Abbiamo appena accennato alle esperienze dei "re­suscitati" (ovvero coloro che sono stati rianimati dopo esperienze di coma o addirittura di morte clinica già constatata, esperienze delle quali oggi si fa un gran par­lare). Notavamo che, effettivamente, buona parte di quanto raccontano questi "sopravvissuti" pare coincide­re con le esperienze vissute, secondo Maria, normal­mente, dalle anime non appena si staccano dal corpo, in particolare ciò par vero per quanto riguarda la visione di Dio e l'incontro con l'Amore Divino: infatti, i "soprav­vissuti" parlano di incontro con una Luce che li carica di Amore, Gioia e Conoscenza a livelli impensabili sulla terra... molti parlano ancora di "filmato della propria vi­ta", il che, stando ancora una volta a lei, Maria, pure av­viene spesso … soprattutto, mi pare interessante rile­vare quanto, come già accennavamo, i "sopravvissuti" non si stancano di ripetere che cioè mai e poi mai avreb­bero voglia di tornare sulla terra. Va da sé che per noi cristiani l'interesse per la vita dopo la vita vada salutato con gioia, tuttavia non avverti anche, Maria, l'impres­sione che la visione dell'aldilà "alla Raymond Moody" (dal nome dello scienzato americano autore di best sel­lers sull'argomento) sia un po' troppo facilona, quasi non fosse altro che un trionfo di luci, di feste e di gioia? "Sono d'accordo. Effettivamente, dobbiamo ralle­grarci di questo ritorno di interesse per la vita oltre la vi­ta, tuttavia le anime stesse mi hanno spiegato che, ben­ché molte esperienze di 'viaggi nell'aldilà' di questo ge­nere siano sincere ed autentiche, non vadano comunque prese per oro colato. Queste esperienze hanno invece bi­sogno di un serio lavoro di discernimento giacché la Ve­rità in questi casi, come d'altra parte spesso succede, tende non di rado a mescolarsi con fantasie, proiezioni veramente strumentalizzate e altro ancora... Non biso­gna mai dimenticare che le anime del Purgatorio hanno assolutamente bisogno delle nostre preghiere, che esse si trovano a compiere un cammino in cui vanno aiutate, che di là c'è anche espiazione, che l'espiazione compor­ta anche sofferenza". A proposito di espiazione, quali sono i peccati che più facilmente ci valgono il Purgatorio? "Quelli contro la carità, contro l'amore del prossi­mo, ovvero durezza di cuore, ostilità, calunnia e altro ancora, insomma tutto ciò che viola il comandamento dell'amore verso il prossimo. Mi viene subito sponta­neo ricordare una mia esperienza di tanti anni fa - del resto non è stato certo l'unico caso del genere -, in cui l'a­nima di una donna si trovava a espiare duramente nei bassi livelli del Purgatorio a causa di un suo atteggia­mento protrattosi nel tempo: essa, rifiutò sdegnosamen­te di perdonare un parente, finché visse su questa terra. Per liberarla fu necessario pregare parecchio e offrire numerose messe. Ricordo di un altro caso ancora che mi colpì molto, anche questo molti anni fa: incontrai una donna disperata poiché nessuno le offriva ospitalità, nessuno le offriva un piatto... Al che io la accolsi in casa mia. Poco dopo essa si rivelò per ciò che era, ossia un'anima del Purgatorio che doveva restare in quella condi­zione di mendicante finché non avesse incontrato chi le offriva ciò che essa aveva rifiutato a qualcuno in vita. Solo allora poté essere liberata dal Purgatorio. E ancora, più di quarant'anni fa, fece scalpore quanto mi fu rega­lato dalle anime circa il destino rispettivamente di un uomo e di una donna abitanti dello stesso villaggio di un paese di queste parti, morti a pochissimi giorni di di­stanza uno dall'altra, nello stesso ospedale. L’uomo era sempre stato la colonna della parrocchia, proponendosi costantemente come modello di devozione, eppure si trovava in Purgatorio, ove dovette restare a lungo. La donna, morta a causa di un aborto che si era procurata, si trovava già in Paradiso a pochissimo tempo dalla morte. Il motivo? Luomo era sempre stato estremamente criti­co e giudicante nei confronti del prossimo. In particola­re nei confronti della donna, della cui dannazione eterna si era praticamente detto certo! La donna invece era sempre stata estremamente umile e misericordiosa nei confronti del prossimo e aveva offerto tutto il suo dolore e sofferenza al momento del trapasso". È comunque del tutto naturale pensare in questo contesto al buon ladrone, chiedendosi come abbia potu­to guadagnarsi il Paradiso senza passare dal Purgatorio, in quanto sappiamo che Gesù gli promise: "Oggi sarai con me in Paradiso". Secondo lei, qual è la ragione? "Dobbiamo tener presente che il buon ladrone ac­cettò pienamente le sue sofferenze, considerandole giu­ste, tanto da incoraggiare l'altro ladro a fare lo stesso. Osserviamo inoltre il suo accostarsi al Signore, carico di sincerità e di umiltà. Inoltre, pensiamo alla sofferenza atroce che si trovò ad affrontare! Penso che, a questo punto, dovrebbe esserci chiara la ragione per cui andò dritto in Cielo". Non possiamo fare a meno di notare, sia detto per inciso, che da questa vecchietta traspare una grande saggezza. Il buon ladrone compì così quello che la teo­logia chiama "atto di contrizione perfetta" se ciò arriva al momento della morte, come già abbiamo accennato... Ancora a proposito di questa splendida pagina del Van­gelo, alcuni si chiedono, dal momento che ne aveva l'occasione, perché Gesù non accenni nemmeno al Pur­gatorio. La domanda è, insomma, o qui o altrove non avrebbe potuto Gesù anche soltanto una volta per lo me­no accennare in termini inequivocabili come ha fatto per il Paradiso e l'inferno alla sua esistenza? "Se apriamo veramente il cuore, leggendo il Vange­lo, mi pare che inequivocabile quell'idea sia presente. Pensiamo, ad esempio, a quando Gesù dichiara la neces­sità di pagare il proprio debito sino all'ultimo. D'altra parte non ha forse dichiarato che non avrebbe tolto uno iota al patrimonio già acquisito per gli Ebrei? Ebbene, al­la necessità di pregare per l'anima dei defunti, quindi per il Purgatorio, costoro erano già arrivati. Che poi non fos­sero necessarie precisazioni di Gesù in merito - tra l'altro San Paolo da Lui potentemente ispirato vi fa inequivoca­bilmente cenno - è dimostrato dalla prassi costante della preghiera ai defunti che riscontriamo già nella Chiesa primitiva. Mi pare che il Signore, per tutto il tempo della sua dimora terrena, si sia dato fin troppo da fare, né mi sembra plausibile ravvisare negligenze da parte sua". A proposito di evitare il Purgatorio, vorrei cono­scere il suo parere su quanto segue. Una madre, già ad­dolorata per la dipartita del figlio, palesava ad un sacer­dote la sua preoccupazione circa il destino eterno di lui (del figlio, si capisce). Al che il sacerdote rispose: "Se dovesse dipendere da lei, signora, dove si troverebbe suo figlio, ora? In Paradiso, in Purgatorio o all'infer­no?". "Naturalmente in Paradiso", esclamò la donna senza ombra di esitazione. "E allora", fece il sacerdote, "vuol forse che il Signore sia meno buono di lei? (il ra­gazzo non è forse figlio Suo prima ancora che suo?)". Tanto bastò per rincuorare la donna facendo scomparire i suoi scrupoli in proposito. Lei è, d'accordo con la visio­ne ottimistica di questo sacerdote? "Tutto sommato sì, ma aggiungerei al tempo stesso qualche precisazione. È chiaro che nessuno si danna senza volerlo; ora, una madre conosce in genere bene il suo figliolo e conosce in particolare il suo cuore. Per cui mi sembra estremamente improbabile, che una madre che ha perso un figlio, e riflette un attimo su questo pun­to, arrivi alla conclusione che egli possa essere stato co­sì perverso e autolesionista dal precludersi ogni possibi­lità di felicità e di salvezza, generosamente offerte dal Signore, per cui, la signora può senz'altro stare tranquil­la: se anche il figlio è in Purgatorio, egli mai e poi mai vorrebbe tornare sulla terra, per cui, va da sé che il gio­vane sta tanto bene dov'è... Tuttavià, potrebbe benissi­mo star meglio e allora, perché non pregare per lui? La preghiera, infatti, non solo procurerà sollievo a lui, fa­cendolo stare meglio e aiutandolo sempre più a salire verso l'alto, ma farà star meglio senz'altro anche la ma­dre, ciò per più di un motivo. Infatti, la preghiera è di per sé fonte di conforto e ci aiuta ad accettare e superare la sofferenza, inoltre proprio accettando e offrendo la sof­fernza, come abbiamo visto, possiamo già scontare il Purgatorio sulla terra". Inoltre, aggiungerei, la preghiera per i defunti man­tiene vivo il legame tra noi e loro, nella consapevolezza che, benché separati su di un piano fisico, essi sono co­munque sempre presenti. Quando qualcuno ci lascia, molti sono tentati dal pensare che non vi sia nulla da fare... "Errore madornale! È invece proprio allora che bi­sogna pregare a fondo e senza interruzione, non lo si ri­petera mai abbastanza!". D'altra parte, il ruolo della contrizione al momento della morte è estremamente importante, vero? "La contrizione in punto di morte è importantissi­ma. I peccati vengono perdonati, in ogni caso, sempre, purché noi chiediamo perdono al Signore, tuttavia per­mangono le loro conseguenze (dei peccati). E’ comun­que possibile ricevere 'l'indulgenza plenaria' al mo­mento della morte, il che significa andare direttamente in Cielo senza passare dal Purgatorio. Occorre però che l'anima sia libera da qualunque attaccamento terreno. Il discorso sul rinnovato interesse per la dimensio­ne eterna nel mondo di oggi comprende anche l'atten­zione per i 'messaggi e segnali dall'aldilà' di cui tanto si parla". Alcuni pregano Dio o Maria, o addirittura le anime stesse, affinché sia loro concesso il permesso, per poter dare un "segno" della loro presenza o, eventualmente, della loro liberazione dal Purgatorio (ad esempio in so­gno, attraverso una visione o in altro modo ancora). Che cosa dobbiamo pensare di ciò? È lecito? Qual è il suo parere al riguardo? "Di per sé è lecito purché vengano rispettate due condizioni essenziali, che corrispondono poi a due at­teggiamenti del cuore. Innanzitutto, occorre che la ri­chiesta parta da una domanda di fede e di preghiera, al di fuori di qualunque forma di curiosità banale. In se­condo luogo, si deve veramente trattare di preghiera: ov­vero si può chiedere di ottenere una determinata grazia, in questo caso il segnale o il contatto, senza mai preten­dere, poiché ciò che noi desideriamo non sempre coin­cide con ciò che il Signore sa essere giusto e buono per noi San Giovanni Bosco (1815-1888) aveva stipulato col suo amico e compagno di studi Luigi Comollo il se­guente "patto": "Il primo di noi due che lascerà questa terra apparirà all'altro per informarlo circa il suo destino nell'altra vita". Passarono vari anni, durante i quali il no­stro non ebbe più notizie del suo amico il quale viveva molto lontano da lui finché una notte del 1839 Giovanni Bosco fu svegliato da un grande rumore e con lui i venti seminaristi che abitavano la stessa casa. Apparvero luci e lampi di fuoco, la casa tremò. Si manifestò quindi una vi­sione, quella appunto di Luigi Comollo, il quale esclamò: "Bosco, Bosco, sono salvo!". Tutti i presenti as­sistettero alla scena e udirono quelle parole e arrivò subi­to la conferma che, effettivamente, il giovane in questio­ne era appena deceduto. Né questo è l'unico caso di un simile "patto oltre la morte": che cosa ne pensa, Maria? "Direi che vale lo stesso discorso relativo in genere ai segnali dall'altro mondo. Anche qui, purché in spirito di preghiera e sempre affidandosi alla volontà del Si­gnore, si può considerare lecito. Del resto qualora il Si­gnore non voglia che la comunicazione avvenga, questa non avverrà". D'altra parte, non è poi così raro che le anime si facciano sentire dando segni della loro presenza, vero? "No, non è affatto raro. Ogni qualvolta si verifica­no fenomeni strani, nella casa in cui hanno vissuto, ad esempio rumori, voci, colpi, ed altri colpi inspiegabili, è probabile che il defunto in questione chieda messe e preghiere". Tanto per restare in tema pare che il carisma che è stato donato a lei, ovvero la comunicazione con le ani­me, per altro sempre esistito nella Chiesa, sotto varie forme, e neppure così raro come tendenzialmente si pensa (come abbiamo spiegato nella prima parte del li­bro), sembra manifestarsi in termini sempre più mas­sicci, negli ultimi tempi. Pensiamo soltanto ai numerosi casi di madri che sembrano in contatto coi figli defunti, le quali ricevono non di rado messaggi dal profondo contenuto spirituale nonché in sintonia con la dottrina cristiana... Lei come vede il fenomeno in generale, Ma­ria? "Non ho mai avuto la pretesa di essere l'unica al mondo cui è stato donato questo carisma. Come è noto lo Spirito soffia dove vuole. Ancora una volta, di fronte al fenomeno di cui parla, come in tutti i casi in cui si manifesta il soprannaturale vale un criterio di fondo per stabilire se effettivamente ci troviamo di fronte a un ca­risma dello Spirito Santo: quello che ci ha insegnato Gesù nel Vangelo. Ovvero, 'dall'albero riconoscerete i frutti'. Se quindi da queste esperienze, da questi mes­saggi, scaturiscono conversioni e frutti spirituali, non vi è motivo di dubitare che tutto ciò venga dal Signore. Diversamente è chiaro che all'origine non può che es­servi un altro... È quindi fondamentale operare anche qui un sano discernimento e avvicinarsi al fenomeno con grande prudenza: indispensabile mi pare il ricorso a un sacerdote che faccia da guida spirituale. Infatti, il rapporto tra la dimensione terrena e il mondo di coloro che ci hanno preceduti è un campo estremamente deli­cato ed esposto per forza di cose a insidie e pericoli di infiltrazioni negative, cioè demoniache. È appena il ca­so di aggiungere che occorre un robusto cammino di preghiera. Particolare attenzione bisognerà inoltre usare per evitare di cadere vittime di dottrine esoteriche, in parti­colare mi riferisco alla credenza della reincarnazione, oggi purtroppo più che mai diffusa, persino tra molti cri­stiani". Effettivamente, la dottrina della reincarnazione è inconciliabile con la fede cristiana, a voler essere obiet­tivi. La reincarnazione infatti finisce con lo svalutare grandemente il sacrificio e la seguente redenzione del genere umano operata da Gesù Cristo. Infatti, se per sal­varsi fosse necessario passare attraverso una serie di vi­te, o comunque dover tornare anche soltanto ancora una volta sulla terra, a tal punto, non si comprenderebbe più che cosa Gesù Cristo sarebbe mai venuto a fare... Co­munque, "reincarnazionisti", per lo meno quelli di ispi­razione cristiana, obiettano che la redenzione di Gesù conserverebbe la sua validità, in quanto il dover tornare sulla terra costituirebbe tuttalpiù una sorta di Purgato­rio. Lei quale risposta si sente di dare a questo argomen­tare, francamente un po' faragginoso? ''Tornare sulla terra a 'purificarsi non e assoluta­mente necessario appunto perché Gesù Cristo ci ha sal­vati tutti una volta per tutte. Infatti, a nessuno è chiesto di tornare. Pensare o ipotizzare invece che ciò sia neces­sario e positivo significa inoltre svalutare l'amore di Dio Padre per noi. Infatti, Egli non chiede a nessuno di ritornare sulla terra: chi ha visto la luce non può più de­siderare di tornare alle tenebre, esattamente come av­viene per le anime destinate al Purgatorio, come diceva­mo, per non parlare di quelle che direttamente ascendo­no al Paradiso. Occorre inoltre tener presente che tutti gli esseri umani sono dotati di una qualche forma di fe­de, a livello interiore, ovvero tutti credono comunque in una realtà superiore, fosse pure soltanto a livello di mo­rale. Ciò è vero anche per coloro che non conoscono o non riconoscono Dio: non è forse vero che tutti fanno ri­ferimento a una qualche forma di coscienza? Avete mai incontrato qualcuno che non creda assolutamente in nulla? Infatti, chiunque è in grado di distinguere il bene dal male e tale consapevolezza, che appunto chiamiamo 'coscienza', è un inconfondibile dono di Dio, è proprio con questa coscienza che Dio opera in vario modo e a vari livelli, in ciascuno di noi". Credere nella reincarnazione significa, invece, lei vuol dire, se ho ben capito, escludere tutto questo quasi che l'uomo, specialmente quello poco evoluto spiritual­mente, dovesse necessariamente partire da zero, sotto­valutando così le risorse di cui invece il Signore ha dota­to la natura. "Sì, è così Tornando alla sua risposta in merito alle comunica­zioni con l'aldilà, di cui oggi tanto si parla, essa è parti­colarmente illuminante, non solo per 1'autorevolezza della fonte da cui proviene, ma anche perché questo pro­blema è oggi dibattuto con particolare vivacità all'inter­no della stessa Chiesa. Quanto Maria Simma afferma al riguardo, pare del resto assolutamente ineccepibile sul piano dell'ortodossia. Nonché ispirato ai due fonda­mentali principi dell'equilibrio cristiano in fatto di cari­smi: da un lato, l'esigenza di accogliere e valorizzare i doni dello Spirito, dall'altro l'invito alla prudenza. Dal momento che la chiarezza non è mai troppa, vale la pena di precisare ancora una volta perché il carisma della co­municazione delle anime non ha nulla a che vedere con lo spiritismo... "Ogni qual volta si evocano i defunti, ovvero quan­do si cerca di entrare in contatto con loro, a ogni costo, piaccia o non piaccia al Signore, si pratica appunto lo spiritismo, il quale rappresenta una violazione dell'or­dine naturale stabilito dal Signore. Secondo tale ordine, Chiesa militante, ovvero noi cristiani che viviamo anco­ra su questa terra, siamo in una dimensione e su di un piano diversi rispetto alla Chiesa trionfante, costituita dalle anime che già vivono in Paradiso, nonché alla Chiesa purgante, costituita dalle anime del Purgatorio. Non che il rapporto tra le due dimensioni sia impossibi­le o proibito: dove andrebbe a finire la Comunione dei Santi? È comunque un rapporto che non può non passare attraverso la preghiera e, quando vi sia comunicazio­ne diretta tra le anime e noi, devono essere loro a mani­festarsi a noi. Ora, quando esse si manifestano, si realiz­za una grazia particolare, che nulla ha a che vedere con lo spiritismo. Tra noi che viviamo qui e loro che ci han­no preceduti esiste appunto una misteriosa comunione di amore, appunto la Comunione dei Santi e, perché i due mondi entrino in contatto, occorre che la comunica­zione sia sempre ispirata alla preghiera, quindi al bene nostro e loro e che tale comunicazione avvenga soltanto quando Dio lo permette e, ovviamente, lo permette quando sa che è positivo. Per quanto riguarda la mia esperienza, tengo a precisare che la mia comunicazione con le anime avviene sempre per intercessione di Maria Santissima, la quale dà quindi il suo consenso e sappia­mo che la volontà di Maria non può mai essere in con­trasto con quella di suo Figlio". Quindi - questo mi pare un punto fondamentale - la sua comunicazione con le anime del Purgatorio av­viene in virtù di Maria. Veniamo alle informazioni cir­ca il destino dell'anima dei propri congiunti che molti le chiedono ottenendo per lo più risposta. Non manca­no coloro nei quali il fatto ha destato perplessità, obiet­tando che tale conoscenza circa il destino eterno di qualunque anima comporterebbe davvero un potere straordinario. "Anche qui è fondamentale l'intercessione della Madonna, ma spieghiamo bene come stanno le cose sgombrando il campo da ogni equivoco. Innanzitutto, non si tratta affatto di un 'potere', ma è un aspetto del ca­risma. Io non faccio altro che chiedere, beninteso attra­verso la preghiera, alle anime con le quali sono in contat­to, se esse sono in grado di dirmi se una data anima (del­la quale i congiunti forniscono nome e cognome, date di nascita e di morte a Maria Simma - N.d.R.) ha ancora ne­cessità di preghiere oppure se è già liberata. Io non faccio altro, cioè, che girare alle anime la domanda, che per lo più mi viene rivolta dai parenti di un defunto. Per meglio dire io prima ancora che alle anime e più ancora che a lo­ro mi rivolgo a Maria per sapere se è possibile ottenere risposta alle domande in questione. Ora, le anime non sempre sono in grado di rispondere alle mie domande, poiché non sempre è permesso loro di svelarci il destino ultimo di questo o di quello. Si tratta cioè di una grazia, la quale, proprio in quanto tale, non viene concessa ogni qualvolta viene richiesta. Né ha senso chiedersi perché a volte venga concessa e a volte no. Ripetiamolo ancora una volta: solo Maria Santissima è a conoscenza del per­ché in tanti casi sia lecito e giusto sapere, mentre in altri no". "State contente, umani genti al quia / ché se potuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria" per dirla con Dante: siamo nella sfera dei misteri divini, in­somma... "Esatto. Aggiungo inoltre che le anime non sono mai autorizzate a rispondere quando la domanda sia det­tata da pura curiosità, invece che da spirito di preghiera, di desiderio di aiutare veramente le anime, è il caso, ad esempio, di domande che talvolta mi vengono rivolte circa il destino eterno di personaggi famosi". Ciononostante, è stata lei stessa a riferire che, in più di un'occasione, le anime le hanno comunicato noti­zie positive circa il destino di personaggi famosissimi. È il caso di Marylin Monroe, la quale, stando a lei, Maria, sarebbe rimasta pochissimo tempo in Purgatorio, indi­pendentemente dalle circostanze oscure della sua morte (suicidio?) in virtù sia della fede che ebbe sempre nel corso della sua breve vita, sia della sofferenza da lei co­munque provata sulla terra. E il caso ancora di John Ken­nedy e di John Lennon, pure liberati dopo poco tempo... "Preciso comunque che, in qualche caso, come in quello appunto di Marylin Monroe, la notizia mi è stata comunicata spontaneamente da alcune anime, senza che io avessi chiesto nulla al riguardo, tanto più che quando seppi della liberazione di Marylin Monroe, lì per lì io non sapevo neppure di chi le anime parlassero giacché esse mi dissero: 'Norma Jean è salva'. Poco dopo seppi in effetti di chi si trattava. Comunque, anche per un per­sonaggio famoso la domanda può nascere da motivazio­ni sincere, benché ciò non significa che ci sia garantita una risposta. Va inoltre chiarito, a scanso di equivoci che, qualora non ci sia dato conoscere il destino di una data anima, ciò non significa affatto che questa si trovi all'inferno, significa semplicemente che non ci è dato rispondere a questa domanda". A lei, insomma, non è mai capitato ciò che si veri­ficò una volta con Padre Pio, il quale pure era spesso a conoscenza del destino eterno delle anime e altrettanto spesso si sentiva rivolgere domande al riguardo. Padre Pio rispondeva sempre che l'anima di cui si voleva avere notizie si trovava in Paradiso o in Purgatorio, soltanto in due casi il frate disse di sapere che le anime si trovavano all'inferno a causa dell'irriducibile odio verso Dio e l'u­manità; si trattava di Hitler e Stalin. Comunque, circa l'inferno, lei ha ricevuto una rivelazione significativa... "Sì, una rivelazione che ancora una volta palesa l'amore infinito del Signore nei nostri confronti". A proposito, mi perdoni l'interruzione, ma poco fa parlavamo di "anime condannate all'inferno", in realtà, è bene precisare, si tratta di una autocondanna? Appun­to? "Certamente, e quanto sto per dire lo conferma in pieno. Le anime mi hanno infatti rivelato che, quando un'anima si separa dal corpo in uno stato di inimicizia con il Signore, Egli le concede modo e tempo di redi­mersi non soltanto negli ultimi istanti della sua vita ter­rena, ma addirittura quando questa è già terminata. Per ben tre giorni, l'anima ha tempo di pentirsi, rivedendo tutta la propria vita. Per questo è fondamentale pregare il più possibile e con maggior fervore possibile nei pri­mi tre giorni successivi alla morte. Mi è stato inoltre ri­velato che alle anime che non ne vogliono sapere di ri­conciliarsi con Dio, Gesù si mostra crocifisso, dimo­strando il più concretamente possibile quanto Egli ha fatto e sofferto per tutti noi esseri umani, compresi colo­ro che lo rinnegano. Se poi un'anima, a tal punto, nono­stante tutto, persiste nel suo rifiuto, è soltanto lei a rifiu­tare la salvezza, scegliendo liberamente e consapevol­mente l'inferno. In altre parole, si autocondanna all'in­ferno, insomma". Con ciò si farebbe chiarezza sulla "vexata quae­stio" la quale dura da secoli sulla presunta inconciliabi­lità tra esistenza dell'inferno e misercordia divina dal­l'altro. In un'altra rivelazione privata, pare inoltre che la Madonna abbia confidato a una veggente che essa non smette di supplicare coloro che vogliono a tutti i costi fi­nire all'inferno affinché si redimano, accompagnandoli con le sue preghiere fino a quella maledetta porta. "Il che è assolutamente plausibile". Certo, riesce ben difficile immaginare come si pos­sa dire di "no" all'amore e alla salvezza di Dio, e per giunta per sempre. "Un giorno, incontrai un uomo che mi dichiarò che mai e poi mai egli avrebbe voluto andare in Paradiso, poiché secondo lui Dio aveva creato l'ingiustizia e un 'Dio' così egli non aveva alcuna voglia di conoscerlo. E’ proprio questo l'atteggiamento che allontana l'anima da Dio, ovvero il rifiutare la vita, il rifiutare anche la sua fonte. Effettivamente, vi è gente abbattuta, ferita e ama­reggiata, per la quale ovviamente noi dobbiamo pregare più che mai". Una volta appurato che finire all'inferno è una li­bera scelta, resta comunque il problema che da secoli tormenta fior di teologi e filosofi, ovvero: perché Dio, malgrado il suo infinito amore nei confronti dell'uma­nità crea anime di cui, nella sua onniscienza, non può ignorare la fine cui andranno incontro, sia pure per libe­ra scelta? Ripetiamolo ancora una volta."Tenendo presente che non sempre, in questa vita, i piani di Dio ci sono accessibili, possiamo comunque ipotizzare la necessità dell'esistenza anche di anime perverse, poiché, per dirla con un grande filosofo, Dio scrive dritto fra le nostre righe storte. Tutto ha cioè un senso, nel creato". Ad ogni modo, non mi ha ancora risposto alla do­manda se sia per caso capitato mai a lei di sapere se una data anima sia dannata... "Ah, è vero, mi scusi. No, non mi è mai capitato, di nessuno, nemmeno da me conosciuto in vita, posso dire di sapere che sia finito all'inferno. Posso soltanto confermare a proposito di Hitler, poiché mi è stato riferito che si sarebbe identificato in alcuni posseduti". Lei sa, Maria, che il Papa ha recentemente dedicato spazio e tempo ai "novissimi" (inferno, Purgatorio, Pa­radiso), centrando sul tema varie sue catechesi. In parti­colare, parlando dell'inferno, qualcuno ha ipotizzato (mettendo in bocca al Papa parole non sue), che potreb­be essere vuoto, come sostengono da tempo vari teologi, il che sarebbe naturalmente particolarmente auspicabi­le. Lei che ne dice? "Dico che, purtroppo, non mi risulta che sia vuoto. D'altra parte, noi sappiamo che quelle che vengono chiamate 'rivelazioni private', sono messaggi che ci giungono dalla Madonna, dal Signore o dai Santi, inter­venti dettati dal loro amore nei nostri confronti. Ebbene, non risulta che a loro (pensiamo ad esempio a Caterina Emmerich) sia stato rivelato che l'inferno è vuoto, anzi, a loro è stato comunicato che purtroppo vi sono delle anime laggiù. Tuttalpiù, potremmo considerarlo vuoto nel senso di svuotato dai demoni che sono venuti in ter­ra per seminare il male". Tornando al Papa, lei ha mai avuto l'opportunità di incontrarlo personalmente? "No, o per lo meno non ancora. Le anime mi hanno comunque parlato spesso di lui, sottolineandone le qua­lità straordinarie e invitando a pregare per lui, viste le grandi difficoltà che si trova ad affrontare, a causa della apostasia, nonché della disobbedienza e infedeltà di non pochi sacerdoti e vescovi, per non parlare delle infiltra­zioni massoniche in seno alla Chiesa. Giovanni Paolo Il è un papa sinceramente mariano: il suo totus tuus è estremamente sincero". Giovanni Paolo Il è comunque informato della sua missione? "Sì, lo è". Capisco, meglio intuisco che non è il caso di chie­dere altro sul tema. Viene da pensare alle difficoltà che - Gesù ha spie­gato - i ricchi incontrano andando in Paradiso. Lei può dirci qualcosa di più in merito? "Effettivamente i ricchi incontrano maggiori diffi­coltà, specialmente per quanto riguarda la possibilità di approdare in Cielo senza passare dal Purgatorio, nonché quella di un Purgatorio breve. I ricchi sono gravati di re­sponsabilità e di pesi maggiori, specialmente a livello di amore nei riguardi del prossimo. Inoltre, è risaputo che i ricchi tendono ad attaccarsi a ciò che possiedono e que­sto tende non di rado ad allontanarli da Lui. Essi posso­no comunque acquistarsi i meriti proprio operando in questo senso, ovvero adoperandosi a opere di carità guadagnandosi il Paradiso al pari dei poveri. D'altra parte, Gesù stesso, subito dopo avere espresso la difficoltà dei ricchi attraverso l'esempio del cammello, afferma che quanto è impossibile all'uomo è possibile a Dio... "Appunto". Sempre a proposito di Paradiso, qual è la strada più sicura per arrivarvi? "Senz'altro quella di vivere in concreto e a fondo il comandamento dell'amore verso il prossimo. Ciò mi è stato testimoniato più volte in maniera inequivocabile. Riporterò ad esempio la storia di un giovane di circa vent'anni, il cui villaggio, una quarantina di anni or so­no, era stato colpito da una serie di valanghe spaventose. Una notte, un giovanotto che si trovava nella casa dei genitori, avverti il rumore di una valanga proprio a due passi da lì... Avverti grida e suppliche di aiuto: 'Sia­mo intrappolati dalla valanga! Per carità, venite a sal­varci! '. Il ragazzo balzò fuori dal letto e si lanciò al soc­corso di quella gente. La madre, che aveva sentito tutto, cercò di fermarlo. Si piazzò dalla porta, supplicando: 'No! Lascia che se ne occupino gli altri, sei ancora trop­po giovane!', ma il ragazzo, profondamente commosso dalle richieste d'aiuto, non volle sentire ragione e disse alla madre: 'Nemmeno per sogno! Non posso lasciarli morire così!'. Si prestò così generosamente all'opera di soccorso, ma ben presto venne colpito da una valanga che lo uccise. Erano appena passati tre giorni dalla sua morte, quando il ragazzo venne a trovarmi, per dirmi: 'Ti prego, fa' celebrare tre Messe per me. Tanto basterà a liberarmi dal Purgatorio!'. Naturalmente, non me lo feci ripetere due volte e informai subito i suoi famigliari e amici dell'accaduto. Erano tutti molto sorpresi e in particolare i suoi amici mi dissero: 'Ah, come non avremmo voluto essere nei suoi panni al momento della morte! Se sapesse i peccati sulla coscienza... Fu l'anima stessa del giovane a chiarire l'enigma, vero? "Precisamente. Mi disse testualmente: 'Vedi, gra­zie al mio sacrificio di amore, grazie cioè al fatto di aver rischiato e perso la mia vita terrena per quella gente, il Signore mi ha spalancato le braccia accogliendomi in Paradiso. Non sai che la carità copre una grande molti­tudine di peccati?"'. Ci troviamo così ancora una volta, benché non sa­rebbe nemmeno il caso di precisarlo, in piena sintonia col Vangelo, laddove Gesù il giorno del Giudizio chia­ma a sé quanti avevano assistito gli infermi, visitato i carcerati. Resta ancora in tema di espiazione, è possibi­le, benché oggi non siamo certamente in molti a nutrire questo desiderio, chiedere al Signore di scontare il Pur­gatorio sulla terra? "Sì, è possibile. Sono lieta di poter riportare un ca­so di cui sono stata testimone. Un giorno, mi recai a far visite in ospedale a una giovane donna e a un sacerdote, entrambi malati di tubercolosi. Come la donna incontrò il sacerdote, gli propose: 'Padre, offriamo al Signore tutte le sofferenze che dovremo ancora patire sulla terra, affinché ci sia risparmiato il Purgatorio'. Il sacerdote le rispose che, pur apprezzando molto la fede della signo­ra, non si sentiva di aderire all'invito: per lui sarebbe stato troppo. Qualche tempo dopo, la giovane morì, se­guita a circa un anno di distanza dal sacerdote. Egli in seguito mi apparve: era in Purgatorio e si pentiva di non aver seguito l'esempio di quella anima benedetta, la quale, infatti, si trovava già in Paradiso. Quando sentia­mo che la nostra ora si avvicina, abbiamo una sola stra­da da seguire: abbandonarci completamente al Signore, offrirgli tutte le nostre sofferenze. Ci accorgeremmo al­lora che, grazie alla nostra offerta, il Signore ci renderà addirittura felici, prima ancora di lasciare questa terra. Dirò di più: molti, a causa delle gravi sofferenze di una malattia, pregano di essere liberati al più presto, invo­cando la morte. Molto più salutare ed utile, invece, ben­ché non sia più di moda, offrire la propria sofferenza al Signore, in particolare per la salvezza delle anime". Ovvero, per la conversione delle anime dei pecca­tori viventi sulla terra, nonché per la liberazione delle anime dal Purgatorio. "Esatto. Da queste offerte scaturiscono una fede e un coraggio grandemente rinnovati. Vorrei precisare che, oltre ad aiutare grandemente la conversione dei peccatori, nonché la liberazione delle anime, chiunque faccia questa offerta si procura un elevatissimo livello di beatitudine in Cielo. In Cielo vi sono infatti svariati e numerosi livelli di felicità benché quello più basso, se così si può dire, procuri una gioia mille e mille volte più elevata della maggiore felicità che sia dato di provare sulla terra". Quale atteggiamento e quale approccio consiglia invece nei confronti dei morenti?"Innanzitutto la preghiera, con tutto il cuore, senza smettere mai! Occorre inoltre preparare il morente al­l'incontro con il Signore, parlandogli con amore e con sincerità".La verità vi farà liberi, insomma, come insegna il Vangelo. D'altra parte, le ricerche degli ultimi anni rela­tive ai morenti, dimostrano che per lo più essi raggiun­gono una fase in cui ormai accettano la fine della loro avventura terrena e si dimostrano spiritualmente sempre più aperti. Tornando comunque alla liberazione, vuol spiegare il valore della Messa in suffragio dei defunti? "Volentieri. Attraverso la Messa, Cristo offre se stesso, in virtù del suo amore per noi, rinnovando quel sacrificio supremo mediante il quale soffrendo e mo­rendo sulla croce, ci ha salvati e redenti. Nella Messa, Gesù Cristo si offre al Padre e a noi. Benché sia il sacer­dote a rappresentarlo, è sempre Gesù Cristo a rinnovare il suo supremo sacrificio d'amore. Ora, la sua offerta va in particolare a beneficio delle anime del Purgatorio, tanto più che esse non possono più fare nulla per se stes­se, ma molto possono invece per noi. Aggiungo che quanto più un'anima ha vissuto la Messa ed è stata con­sapevole del suo valore finché viveva su questa terra, tanto più essa trarrà beneficio dalle Messe di suffragio quando si troverà in Purgatorio". Con ciò abbiamo toccato un punto chiave, insegnato dai teologi e dal Magistero da secoli: le anime non possono più acquistare meriti per sé. Vogliamo rinfre­scare la memoria dei nostri lettori ricordando perché? "Il fatto è che, con la morte fisica, cessa il tempo che ci è donato per operare bene, collaborando con la creazione divina, di conseguenza, con la morte fisica, ha pure fine la nostra possibilità di rimediare al male compiuto. Le anime del Purgatorio ci invidiano entram­be queste possibilità. Dirò di più: persino gli Angeli ci invidiano la possibilità che ci è data di crescere sinché ci troviamo su questa terra. Ci permetta a questo punto una incursione nella sua sfera privata, Maria. Pare di capire che lei - il che ri­sulta del resto perfettamente comprensibile - non nutre nessun timore nei confronti della morte. (Il sorriso di Maria si fa a questo punto particolar­mente tenero, N.d.R.) "Ci mancherebbe altro che avessi paura della mor­te, non se ne parla neanche! È chiaro che la paura è lega­ta all'ignoto, ma se si vive a costante contatto con una realtà, questa perde quell'alone spaventoso che appunto le deriva dal fatto di non conoscere. No, io non ho mai avuto paura dal giorno in cui la mia missione è iniziata". Ma se le fosse dato di scegliere, lei lascerebbe subi­to questo mondo? "Non ho nessuna difficoltà ad ammettere che, se dipendesse soltanto da me, avrei già da tempo lasciato questa terra. Non perché non mi piaccia questa vita: tutt'altro, io ringrazio sempre il Signore che ogni giorno ancora mi regala su questa terra. Il fatto è che so bene quanto l'altra, cioè quella eterna, sia migliore. So altret­tanto bene che non sta a me decidere, bensì a Colui che è il Signore della vita e della morte. È chiaro che, sinché Egli mi lascia su questa terra, la mia missione non puo dirsi ancora compiuta". Comunque, lei è contenta del suo carisma e della sua missione, insomma, della sua vita così particolare? Non ci sono mai stati momenti in cui - penso soprattutto alla sofferenza che non di rado lei ha sopportato - la sua missione le è parsa troppo pesante? "Sì, io sono contentissima della mia missione. Sen­tirsi in sintonia col Signore, con la Madonna, operare per amore delle anime, vivere l'apostolato... Tutto ciò mi ha sempre dato profonda gioia. La sofferenza costi­tuisce l'altra faccia della medaglia, assolutamente indi­spensabile ed essa pure, se accettata e offerta, costitui­sce fonte di gioia. So che il mondo d'oggi va in tutt'altra direzione, tende a rifiutare la sofferenza in nome di un benessere, di un godimento alla portata di mano, ma è un madornale errore di prospettiva. Credetemi, è pro­prio così. Del resto, come non gioire per il bene che un piccolo strumento come me può recare alle anime? Io sono insomma una donna gioiosa, che non cessa mai di ringraziare il Signore per i doni che le ha elargito". (Nuovo sorriso). Sempre in tema di contentezza, è contenta che il Nuovo Catechismo dedica poco spazio al Purgatorio? "Sì, non è necessario dire di più. Il Purgatorio è d'altra parte una dimensione assai difficile da spiegare a parole. È una realtà da portare nei nostri cuori. Ciò di cui non sono affatto soddisfatta invece è lo scarso inte­resse e attenzione che i credenti dedicano alle preghiere e alle Messe per i nostri defunti". Venendo quindi ai frutti della sua missione, lei, co­me perfettamente comprensibile, è felice di constatare che, nel corso degli anni, parecchi si sono convertiti gra­zie alla sua esperienza. Può ricordarci un caso che l'ha colpita particolarmente? "Volentieri. Fra le tante, mi è rimasta particolar­mente nel cuore la storia seguente. Più di trent'anni or sono, mi recai a offrire la mia pubblica testimonianza in una città della Germania meridionale. Come un indu­striale locale lesse un manifesto che conteneva l'invito, pensò: 'Anime del Purgatorio! Come è possibile che ci sia ancora oggi gente disposta a credere e a farsi raccon­tare simili scemenze?'. L’uomo fu talmente colpito dall' 'assurdità' che decise di assistere alla mia testimo­nianza, poiché quel giorno non aveva di meglio da fare, allo scopo insomma di farsi quattro risate... Ora, come mi raccontò quello stesso giorno, non appena io comin­ciai a parlare pronunziai una frase che lo colpi al cuore, ovvero: 'Sinché viviamo su questa terra non è mai trop­po tardi, c'è sempre tempo per rimediare, il Signore ci lascia sempre la porta aperta!'. Dall'altro lato l'uomo provò un grande rimorso, poiché la sua coscienza fu col­pita come da un lampo: improvvisamente gli fu chiaro quanto tempo fino ad allora avesse sprecato... D'altro lato, si sentì felice come mai primà di allora: provò cioè la gioia del figliuol prodigo, riaccolto nella casa del Pa­dre. Percepì insomma l'amore di Dio, scoppiò a piange­re ed era un pianto di gioia. Al termine della mia confe­renza, mi venne incontro, mi abbracciò e mi raccontò quanto gli era successo. Volle addirittura coinvolgersi nella mia missione, infatti mi ha organizzato vari giri di conferenze. Non credo che esista su questa terra una gioia paragonabile a quella che mi capita di provare quando appunto constato la conversione di un fratello colpito dall'amore di Dio! Ciò mi è successo tante e tan­te volte, nel corso di questi lunghi decenni. Ora, che co­sa sono le sofferenze alle quali da sessant'anni mi sono offerta di buon grado in confronto a questa gioia!". Direi che tutto questo si vede. Direi anzi che la sua evidente disponibilità a raccogliere la sofferenza costi­tuisce al giorno d'oggi una testimonianza particolarmen­te esemplare proprio perché viviamo un'epoca in cui ci sentiamo si attratti dalla spiritualità e dal divino, ma d'al­tro lato, noi uomini del 2000, ci sentiamo ben poco di­sposti a passare da quella strada che in fondo è l'unica per crescere nello spirito e avvicinarci al Signore, ovvero l'accettazione cristiana e la conseguente offerta della sofferenza. Sta comunque di fatto che, spesso, anche molti cristiani sinceri, al di là delle loro migliori inten­zioni, faticano ben poco ad accettare serenamente il do­lore, ogni qual volta questo visita la loro vita... Spesso sembra invece prevalere la tendenza alla ribellione... Maria, si sente di regalarci un consiglio al riguardo? "Effettivamente, la sofferenza è la maggior prova d'amore di Dio e, se offerta a Lui, costituisce una formi­dabile possibilità nei confronti delle anime sia di qua che di là. Non lo si ripeterà mai abbastanza. Quindi un suggerimento è questo: rivolgiamoci sempre a Maria Santissima, la quale può procurarci la forza necessaria per valorizzare la sofferenza come un grande dono del Signore. 'Bussate e vi sarà aperto, chiedete e otterrete"' Nelle anime del Purgatorio, invece, non vi è mai traccia di ribellione alla sofferenza? "No, esse sono prese da un tale amore per Dio che non possono non ardere dal desiderio di purificarsi. Bi­sogna sempre tenere presente la dimensione, infinita­mente più elevata rispetto alla nostra, nella quale esse vivono, come già abbiamo osservato prima. Per dirla tutta, nei livelli più profondi del Purgatorio vi possono essere anime che risentono ancora delle tentazioni del male, anche per questo hanno un immenso bisogno del­le nostre preghiere". Lei fa molto bene, Maria, a ricordarci costante­mente questa diversità di livelli, fra noi e loro, della qua­le peraltro noi facciamo fatica a farci un'idea chiara proprio perché abituati a misurare un po' tutto secondo parametri terreni... Tuttavia, in che misura tale diversità di livelli tra noi e loro si ripercuote sulla loro conoscen­za del nostro mondo? In altre parole, sino a che punto le anime purganti sono consapevoli degli eventi terreni? "E impossibile fornire una risposta precisa alla sua domanda, poiché la risposta varia enormemente a se­conda dei casi. Possiamo comunque dire che, in linea generale, esse sanno molto di ciò che accade qui, ma non tutto. Esse sono in generale assai informate per quanto riguarda la vita dei loro famigliari, ad esempio". La loro conoscenza si estende anche al futuro? "In larga misura queste anime conoscono anche il futuro, ma possono e vogliono rivelare a noi esclusiva­mente ciò che sanno utile per la nostra conversione. Pos­sono tutt'al più avvertirci che qualcosa ci attende senza però svelarci di che cosa si tratti. Le anime del Purgato­rio aderiscono completamente alla volontà divina, desi­derano il nostro bene e ci amano moltissimo, amano Dio e amano noi. Vivono insomma in armonia con lo Spirito e con la Luce di Dio". Si capisce: la loro volontà non può essere quella di ribellarsi alle leggi naturali stabilite da "quel grande Im­perator che lassù regna", per dirla con Dante. Veniamo ora a un punto chiave della spiritualità cristiana tutta (non solo cattolica, giacché si tratta di un tema non me­no ricorrente tra i nostri "fratelli separati"), in particola­re tra quelli di orientamento carismatico. Ovvero, la "nuova Pentecoste", cioè quella grande rinascita della Chiesa, della quale peraltro si direbbe non manchi qual­che significativo segnale già da tempo: pensiamo sol­tanto alla fioritura di carismi in corso, ovvero quel trionfo del Cuore di Maria su cui da decenni insiste un potente coro di messaggi carismatici e che tanto ci fa sperare... Lei che è così vicina alle anime di coloro che sono già molto più vicini di noi alla Luce Divina, ha ri­cevuto da loro qualche rivelazione al riguardo? "Mi è stato confermato che la Nuova Pentecoste ci sarà. Mi è stato rivelato che, prima di ciò, occorrerà pas­sare attraverso una purificazione tutt'altro che indolore. Il che significa che, come avvertono molti messag­gi carismatici e profezie, dobbiamo aspettarci il peggio, prima di vedere e vivere il meglio? "In un certo senso sì, in quanto mi è stato comuni­cato che il mondo intero andrà incontro a sconvolgimenti notevoli. Ad esempio, i Paesi ricchi, tendenzial­mente propensi a sfruttare quelli poveri del terzo mon­do, andranno incontro a un notevole impoverimento... Tali sconvolgimenti non sono comunque da vedersi co­me 'castigo divino', ma piuttosto come conseguenza dell'agire umano (pensiamo ancora una volta all'apo­stasia, ai livelli cui è ridotta la famiglia oggi). Per tutto ciò dobbiamo pregare molto". Abbiamo comunque la certezza che dopo arriverà il meglio, quindi che il Cuore Immacolato di Maria trionferà, per dirla con la profezia di Fatima? "Sì, possiamo e dobbiamo stame certi. Sappiamo anche, questo pure mi è stato comunicato, che la Chiesa tornerà a essere unita come un tempo: un solo gregge sotto un solo pastore, ortodossi e protestanti ritorneran­no alla Chiesa di Roma. Comunque, sia per quanto ri­guarda la purificazione che per quanto riguarda la Pen­tecoste, a quanto sembra, non ci è dato di sapere nulla di più su come gli eventi si modificheranno e su come il mondo cambierà. Possiamo anche star certi che la Nuo­va Pentecoste arriverà e cambierà profondamente la Chiesa e il mondo". Maria, al di là del suo grande carisma e della sua missione alla quale lei ha consacrato la sua vita, non ha nessun timore che il suo messaggio possa sembrare, al giorno d'oggi, un po' troppo "tradizionalista"? "Tradizionalista? (Sorriso ingenuo di Maria). È un'etichetta umana che agli occhi del Signore e delle anime non ha alcun senso! Io vivo la mia esperienza, la testimonio come ne sono capace, con la massima since­rità...". Certo, nessuno lo mette in dubbio..."Sono le anime, beninteso sempre attraverso l'in­tercessione di Maria Santissima, a comunicarmi quanto io trasmetto sulla Chiesa e il mondo. Esse non conosco­no le etichette di 'tradizionalista' e 'progressista' e ba­sta". Prima di chiederle di riassumerci, in conclusione, il suo "testamento spirituale", le chiederei, Maria, quale messaggio si sente di trasmettere a coloro che non cre­dono alla vita eterna. "Prego tutti costoro di non aspettare l'ultimo istan­te della loro vita per rendersi conto della Verità. Faccia­no uno sforzo, soltanto per un istante, dimenticando la loro mancanza di fede. Chiedano a Maria Santissima e vedranno che il dono della Fede arriverà. Non possono nemmeno immaginare quanto tutto acquisterà un senso, quanto la loro vita triste e coperta di tenebre verrà illu­minata". Ha pure un messaggio per i cristiani che non credo­no alla Comunione dei Santi o non se ne occupano affat­to? "Anche qui, un piccolo sforzo. Dimentichino per un attimo il loro 'non credere', chiedano alla Madonna, chiedano alle anime del Purgatorio di aprire il loro cuo­re. Il resto lo scopriranno da sé". "Benché ai giorni nostri si faccia un gran parlare di 'amore', pochi vivono veramente l'Amore con la A maiuscola, che poi è quello cristiano. L’amore fraterno che non può che nascere dall'amore per Dio. Amare il prossimo per amore di Dio. Da qui nascono i frutti mi­gliori. Da questa apertura di cuore deriva pure la forza di sacrificarsi, poiché è solo nel sacrificio, cioè nella capacità di offrire la sofferenza e nella capacità di con­dividerla che si manifesta l'amore vero. Le anime mi hanno in particolare esortato a tenere sempre presente questa massima: L’Amore senza Croce è vuoto, la Croce senza Amore è troppo pesante!'. Non possiamo pretendere di testimoniare nulla finché non dimostria­mo noi, in prima persona, sinché non lo viviamo nella nostra carne in prima persona, soltanto l'esempio, chia­ro e netto, può esserne la prova. Tèmamo sempre pre­senti altresì i dieci comandamenti, che sono immutabi­li, indipendemente dalle mode, checché cerchino di insegnarvi! Sgombrate il cuore da ogni sentimento nega­tivo, da ogni traccia di durezza, rabbia, giudizio, criti­ca, antipatia, ingiustizia, discordia e rancore. Infatti è lì, che facendo leva anche su un solo briciolo di tale sua semenza che Satana si aggrappa, spargendo il suo fiele. Non smettiamo mai di implorare il Signore, affinché ci faccia conoscere il suo amore, in tutta la sua potenza. E lì e soltanto lì la fonte della vera gioia, non smettiamo mai di ricorrere a Maria, collochiamola sempre al cen­tro della nostra giornta. È Lei che ci permette di ricon­durre l'uomo smarrito a Dio. Ad Jesum per Maria (a Gesù attraverso Maria): se­guendo questa strada, non potremo mai sbagliarci. Quanti problemi si risolvono mettendosi in ginocchio; umilmente, quanti problemi il Signore risolve se ci affi­diamo a Lui con tutto il cuore, in particolare con la San­ta Messa e grazie alla Comunione! Niente Comunione sulla mano: anche se è di moda, il Signore non vuole as­solutamente, il sacramento ne esce svilito'. "Impariamo a distogliere il nostro cuore e la nostra mente dalle realtà finite. L'autentica realizzazione del­l'uomo si ha nell'eternità. Ricordiamoci sempre della volontà di Dio, il quale sa molto meglio di noi qual è il nostro vero bene. Non scoraggiamoci, se cadiamo: aiu­tiamoci piuttosto a vicenda, a rialzarci. Evitiamo ogni giudizio nei confronti del prossimo! Anzi, se ci accor­giamo di soffrire di questa tendenza, è segno che abbia­mo bisogno allora di lavorare serissimamente su noi stessi. Ricordiamo che una buona parola può guarire, mentre una cattiva può uccidere. Non lasciamo passare un solo giorno senza una buona parola o un bel gesto! Impariamo a portare i pesi gli uni degli altri. È l'unico modo per vivere veramente l'Amore di Gesù. Chiedia­mo a Maria, maestra impareggiabile, di insegnarci a se­minare pace dove c'è discordia, Amore dove c'è odio, perdono dove c’è vendetta. Sforziamoci sempre di aiu­tare i fratelli, senza ferirli mai. Se tutti si incamminas­sero su questa strada, il Purgatorio si troverebbe svuo­tato per metà e l'inferno del tutto vuoto. Operiamo il bene finché siamo su questa terra. Seminare amore, co­sì scopriremo, è una splendida possibilità che Dio ci ha donato per portare avanti la sua opera creatrice. Verrà un giorno in cui potremo soltanto raccogliere, il tempo della semina terminerà soltanto nel momento in cui chiuderemo gli occhi per presentarci al Signore. Impa­riamo la meravigliosa arte del cammino della santità: si tratta di lavorare incessantemente su se stessi, pregando altrettanto incessantemente il Signore. La Chiesa e il mondo hanno bisogno di veri Santi, non di Santi a metà! Liberate il cuore da ogni paura, poiché la paura è una potente arma di Satana, il vero Cristiano non puo aver paura di nulla poiché sa che Gesù ha già vinto tutto. Impariamo a valorizzare le grazie santificanti. Esse ci donano l'amicizia di Dio, permettendoci di crescere in­cessantemente nel suo amore. Ci rendono partecipi del­la dignità di Cristo in quanto figli, ci rendono partecipi della natura divina, della sua stessa santità. La grazia santificante è la fonte di acqua viva che zampilla da Lui e scorre come un fiume, attraverso di te, scorrendo nel prossimo come nel mare. Vogliamo finalmente far pe­netrare nel nostro cuore la realtà che facciamo parte in­tegrante della natura divina, della sua natura immersa nel mistero? Impariamo a guardare il mondo con gli oc­chi di Dio: sarà la nostra fede. La mano di Dio che noi porgeremo sarà la nostra speranza e il cuore di Dio con cui vivremo la nostra carità; questi tre frutti dello spirito contengono porzioni del divino, della Provvidenza di Dio, del suo immenso amore. Sono pure virtù divine, la grazia santificante che ha portato tanta grandezza agli altri, verrà concessa anche a noi, purché noi ci affidia­mo "Ancora sulla paura: i cristiani abbandonino ogni paura di essere veramente tali. La Chiesa sia se stessa, autentica, povera, vera, Madre, misericordiosa e divina. Lo strumento con il quale possiamo vincere ogni paura è la Croce di Cristo, insostituibile forza di amore, di fe­deltà. Dal sacrificio di Gesù sulla Croce è nata la Messa, un tesoro grandissimo di cui pochi cristiani hanno vera­mente consapevolezza. Se conoscessimo il valore im­menso di una singola Messa, le anime mi hanno detto più di una volta, offriremo tutto pur di ricevere questa grazia. Ogni nuovo passo della vita di grazia è un mira­colo d'amore divino che comporta un'ulteriore trasfor­mazione della nostra anima! Ad ogni consacrazione ci è offerta la possibilità di vivere a un livello superiore di grazia. Consegniamo ogni nostra sofferenza, impegno, preoccupazione, lavoro e preghiera, al Sacrificio della Santa Messa. Teniamo presente che, alla nostra morte, ogni Santa Messa sinceramente vissuta durante la no­stra avventura terrena, sarà la nostra avvocata più poten­te accanto alla Vergine Santissima. Teniamo anche pre­sente che il sacrificio della Messa è pure ispirato alla Misericordia di Dio". "Ancora sulla sofferenza: con la Croce della soffe­renza partecipiamo a un'altra meravigliosa opera di No­stro Signore, la salvezza delle anime. Se davvero cono­scessimo il valore di una singola Messa daremmo tutto per salvare anche una sola anima. È per la tua anima, per la mia, per quella dei lettori di questo libro, per tutte le anime insomma, che il Figlio di Dio si è fatto uomo mo­rendo sulla Croce e fondando così la Chiesa o, se i nostri occhi riuscissero a liberarsi dalle tenebre materiali che li avvolgono, sarebbero allora in grado di vedere la bellez­za di un'anima rivestita di grazia, a quel punto sarebbe molto più facile essere pronti a morire per la salvezza di una sola anima. San Francesco così pregava: 'Signore, prendi tutto ciò che ho, purché io possa aiutarti a salvare anime'. Santa Gemma Galgani faceva eco: 'Chiesi a Gesù di mandarmi tante Croci affinché, attraverso la sofferenza, io potessi guadagnare anime!'. Contemplia­mo la vita dei Santi. Grazie alle loro testimonianze pos­siamo riceve in dono la sapienza necessaria per com­prendere il valore di una singola anima. I Santi sono sempre presenti nel popolo di Dio. Se vogliamo seguire la loro strada non possiamo fare a meno della devozione alla loro Regina, la Beata Madre di Dio. Tante chiese so­no oggi vuote e fredde proprio perché manca la presen­za di Maria, eppure è l'eredità più preziosa che Gesù ci abbia lasciato!". "Sia il Sacro Cuore di Gesù il centro della nostra vita, in quanto fonte viva da cui sgorgano incessanti Ve­rità e Grazie. Il Sacro Cuore ci vivifica e rinvigorisce nel cammino verso la Vita Eterna. Di fronte a qualunque evento che mette alla prova la nostra pazienza, sforzia­moci di non lamentarci, ma piuttosto rallegriamoci di soffrire insieme al Cuore di Gesù. E ancora, coltiviamo a fondo l'Amore Eucaristico, oggi così trascurato. Ripaghiamo l'Amore di Gesù Eu­carestia, riamando con lo stesso suo Amore Eucaristi­co". "Dio ha affidato a ciascuno di noi una missione particolare, finché ci lascia su questa terra. Ciascuno di noi è responsabile di come influenza inevitabilmente la vita del prossimo, giacché nessun uomo è un'isola, do­podiché preghiamo incessantemente lo Spirito Santo per poter essere di stimolo all'Amore. Non permettere a nulla di scoraggiarti o turbarti, con l'aiuto del Signore e di Maria vincerai ogni difficoltà. Non immagini nem­meno la gioia che ti deriverà dall'operare per la salvezza delle anime. L’Amore di Dio penetri in ogni nostro pen­siero, in ogni angolo della nostra anima, in ogni nostra scelta, in ogni moto di gioia, in ogni moto del cuore. Bandisci dal tuo cuore malizia e rimpianti: offri al Si­gnore, offri a Maria e nulla andrà perduto. Ci aspettano il centuplo quaggiù e la gioia eterna!". Chiariamo un'altra questione piuttosto controversa e complessa: lei afferma, Maria, che il Purgatorio non è soltanto uno "stato", come spesso si tende a pensare, ma è anche "un luogo". Che cosa intende dire? "Il Purgatorio è sicuramente uno 'stato', ovvero una condizione nella quale si trova a vivere l'anima. Tut­tavia è anche un 'luogo', nel senso che l'anima si trova spesso ad espiare proprio nei luoghi in cui ha peccato. Il che non significa, naturalmente, che le anime si trovino lì col corpo. Esse vivono in una dimensione diversa dal­la nostra, per cui si ritrovano legate a un luogo anche senza possedere più un corpo. Questo non è l'unico punto sul quale lei propone la soluzione per così dire tradizionale, piuttosto che quella affermatasi nella teologia moderna. E’ anche il caso del Limbo, destinazione dei bimbi morti senza Battesimo, recentemente cancellata dal Magistero della Chiesa, tant'è vero che nel Nuovo Catechismo non si parla nep­pure più di "Limbo"... "Lo so, tuttavia il Limbo esiste. Precisamente, è la condizione dei bimbi deceduti senza aver ricevuto il Battesimo, nonché degli apòstati, ovvero di coloro che hanno abiurato alla fede e che hanno vissuto coerente­mente con la loro morale o con la religione a cui hanno aderito, senza però rientrare nella Chiesa. Tutti costoro vivono in una condizione di 'felicità' naturale. Non ve­dono però Dio e, per quanto riguarda i bambini, ignora­no che, se lo vedessero, sarebbero più felici". Comunque, le anime del Limbo non sono condan­nate a rimanere perennemente in quello stato, come er­roneamente una volta si insegnava. Esse possono salire, vero? "Possono salire e di fatto arrivano in Paradiso, ma hanno bisogno delle nostre preghiere". Le anime, quindi, appaiono spesso in sogno. Ma come possiamo essere sicuri che si tratta proprio di loro e non di nostre proiezioni, fantasie o altro ancora? "Possiamo star certi che si tratta di loro. In partico­lare quando ci chiedono espressamente preghiere o, co­munque, quando ci paiono turbati o preoccupati. È chia­ro che occorre pregare per loro e far celebrare Messe. Dobbiamo uscire dalle strettoie del razionalismo. Il Si­gnore ci vuole semplici. Ora, rispetto a un'anima che appare, qual è la spiegazione più semplice, più vicina al nostro cuore? È tanto semplice: quell'anima ha bisogno del no­stro aiuto!Tanto più che, per molte anime, l'apparire in sogno costituisce l'unica possibilità di chiedere aiuto. Non di rado, la gente spesso attribuisce scarsa importanza alle apparizioni dei defunti in sogno. E ancora: spesso la gente ha paura di questi sogni e a pregare per le anime che hanno visto non pensano nemmeno, meno che mai a far celebrare Messe o a sacrificarsi per loro. Comunque, per quanto riguarda in generale il ma­nifestarsi delle anime a noi, come mai ciò si verifica re­lativamente di rado (sebbene non così di rado come molti pensano)? Per manifestarsi, un'anima ha bisogno di un permesso particolare?"Non si tratta di permesso, ma di Grazia. Come ta­le, qualunque segnale dell'aldilà va accolto da noi. Non dimentichi che le anime del Purgatorio non possono fa­re più nulla per sé". Ha ragione: è proprio vero, nella nostra epoca ten­diamo troppo a complicare le cose... Si tratta, dicevamo, di Grazia e la Grazia è mistero. Tuttavia, non pensa che, se tali manifestazioni fossero più numerose, se insom­ma il suo carisma fosse più diffuso, sarebbero molti di più coloro che pregherebbero per le anime, sarebbero forse molti di più coloro che si convertirebbero a Gesù, alla vita eterna? "Abbiamo appena finito di osservare che la Grazia del Signore è anche mistero, per cui non possiamo pre­tendere, almeno qui sulla terra, di vedere soddisfatte tutte le nostre domande. Il che non significa affatto, pe­raltro, che sia un male porsele. Teniamo comunque sem­pre presente che, se noi preghiamo, il Signore converte le anime. È proprio questo, cioè pregare, che ci chiede il Signore, che ci chiede Maria SS.ma, dovunque e co­munque si manifesti, che ci chiedono le anime. Inoltre, pregando, ci apriamo ai carismi. Per cui, ovviamente senza nulla pretendere, se la gente pregasse di più, vi sa­rebbero molti più carismi, compreso quello della comu­nicazione con le anime. Moltissimo, insomma, dipende da noi, il Signore ci vuole felici, siamo noi a frapporre ostacoli tra noi e Lui". Si riferisce a quanto afferma il Vangelo, cioè al fat­to che, purtroppo, non mancano coloro che non sarebbe­ro disposti a credere, nemmeno se vedessero risuscitare un morto? "Anche a questo, ma c'è anche dell'altro, non me­no importante". Cioè? "È chiaro che pregare per le anime è fondamentale. Tuttavia, perché il Signore possa donarci il carisma del­la comunicazione con le anime, occorre anche la dispo­nibilità a soffrire per loro. Disponibilità che oggi è assai carente, benché il Signore nella sua misericordia, nonmanchi di donarci grazie e carismi, quali, appunto, la comunicazione con le anime, la quale, come lei osserva­va, non è poi così straordinariamente rara, né lo è mai stata". Comunque, se vi fosse maggiore disponibilità a of­frire e soffrire per anime del Purgatorio, sarebbe per lo­ro più facile manifestarsi a noi?"Penso proprio di sì". Maria, lei ha compiuto lo scorso mese di febbraio ottantaquattro anni. Se dovesse riassumere il suo "testamento spirituale", per così dire, ovvero il messagio che si sente di trasmettere alla Chie­sa (intendendo il termine nel suo significato più vasto) del Terzo Millennio, che cosa si sentirebbe di dire?"Il desiderio delle anime purganti è così grande, che esse non mancheranno di dimostrarci la loro im­mensa gratitudine, specialmente una volta liberate dal Purgatorio. Pensate: appena approderanno in Paradiso, la loro prima preoccupazione sarà quella di raccoman­dare agli Angeli i loro benefattori. Sappiate che le anime liberate hanno la possibilità di ottenere un'infinità di grazie spirituali, ma anche materiali, se voi le avrete aiutate a lasciare il Purgatorio. Perciò pregate, pregate, pregate (per dirlo tre volte, con la Madonna di Medju­gorje), in particolare per le anime del Purgatorio. Offrite sacrifici e fate celebrare Messe per loro. In particolare il giorno a loro dedicato, il 2 novembre. Ogni sacrificio a loro offerto, di qualunque natura, fisica, materiale o rea­le, procura loro benefici che noi neppure possiamo lontanamente immaginare. Ciò vale in particolare per la lo­ro festa, appunto. Qualora poi non l'aveste ancora fatto, perdonate immediatamente, non solo - e ci mancherebbe altro - i vivi, ma anche coloro che già hanno lasciato questa ter­ra! Nulla angoscia un'anima del Purgatorio più dei sen­timenti negativi, per non parlare dell'odio, di un vivente nei suoi confronti. Sappiate che chiunque coltiva senti­menti di odio, i1idipendentemente dai torti effettivamen­te subiti, prima di poter vedere Dio, dovrà necessaria­mente passare per lo stesso tormento da lui inflitto alla vittima del suo risentimento. Voi non vi potete neanche immaginare, al contra­rio, quale enorme sollievo rechiamo a un'anima, quan­do le doniamo il nostro perdono, per amore suo e di Dio. Allo stesso modo, attiriamo su di noi la Grazia di Dio".

 

Teresa Neumann e le anime del Purgatorio "

I rapporti (di Teresa) con la Chiesa purgante non si limitavano alle visioni del giudizio particolare; Teresa vedeva anche apparire anime che chiedevano aiuto. Così le apparve un giorno il parroco della sua infanzia, Ebel, che le disse: 'Prega anche per me: ti ho battezzata, ti ho impartito la prima Comunione. Se ti ho punita credendo-ti distratta, non e' colpa mia; io non sapevo ancora che il tuo contegno era dovuto a una visione straordinaria'.Teresa pregò molto per il sacerdote e ben presto eb­be la gioia di vederlo trasfigurato. In relazione a questa apparizione, essa raccontò, per la prima volta, a padre Naber che durante la prima Comunione aveva visto il Salvatore venire verso di lei. Questo avvenimento la sconvolse tanto, che si comportò in modo strano, si da meritare i rimproveri di padre Ebel, che la punì davanti agli altri bambini (...). Si potrebbero enumerare molti altri casi in cui le anime purganti le chiesero di intercedere per la loro bea­titudine e in seguito le apparvero ringraziandola. Si trat­tava spesso di persone defunte già da molto tempo, che Teresa non aveva mai conosciuto... Teresa era solita chiamare le anime dei defunti 'i micini questuanti' (...). 2 novembre 1928. Oggi Teresa è completamente sfinita; si sente abbandonata e misera. Due volte al giorno, mattina e sera. Due volte al giorno, mattina e se­ra, le è concesso di visitare il Purgatorio e guarda le ani­me lì riunite con infinita tristezza. Esse si presentano luminose, ma non sono ancora pure.

 

Il significato del carisma di Maria

In effetti, come recentemente osservava, nel corso di una conversazione di chi scrive, S. E. il cardinale Gia­como Biffi, arcivescovo di Bologna nonché teologo, la Chiesa ha troppo insistito, per secoli e secoli, sull'aspet­to purificatore del Purgatorio, a dispetto della sua natura gioiosa. Con tutta probabilità, l'immaginario collettivo, ma, forse, persino la pastorale, è stato influenzato dal Purgatorio dantesco, indubbiamente un capolavoro as­soluto sul piano letterario, ma, osiamo dire, piuttosto fuorviante sul piano della visione dell'aldilà, per lo me­no sotto certi profili. Almeno se preso troppo sul serio a livello di reportage dall'aldilà, il che, è, appunto, pun­tualmente accaduto, specialmente per quanto riguarda il Purgatorio. Né ci pare il caso di tacere che molti si sono indirizzati a teorie e dottrine di orientamento esoterico proprio perché insoddisfatti non solo dalla latitanza del­la pastorale su un tema di importanza capitale quale il destino dell'uomo dopo la morte, ma anche per la visio­ne, obiettivamente troppo cupa e pessimistica, della vita dopo la morte, offerta dalla pastorale della Chiesa, qua­si la misericordia divina e l'amore infinito di Dio per l'umanità non fossero che optionals. Non sono purtrop­po mancati coloro che hanno abbandonato tout court la Chiesa a causa di tale durezza. Pensiamo all'insistenza sull'inferno, obiettivamente eccessiva. Pensiamo, più ancora, ai toni foschi coi quali è stato per secoli dipinto il Purgatorio. Ora, la testimonianza di Maria Simma, pur non essendo l'unica al riguardo, né oggi né ieri, è particolarmente significativa, tra l'altro, proprio perché ci dimostra come, per avere un immagine rassicurante della vita dopo la vita, non è affatto necessario aderire a teorie stravaganti. Direi che, come il Santo Padre sembra aver recepi­to perfettamente, dimostrando il suo interesse in mate­ria, la tematica del Purgatorio e, in particolare, la devo­zione alle anime che vi si trovano va assolutamente ri­presa dalla Chiesa tutta del Terzo Millennio. Natural­mente, il rinnovato clima spirituale che, pur tra mille contraddizioni, si respira un po' ovunque, costituisce un' occasione preziosa. Luomo del 2000 insomma, av­verte più prepotente che mai, dicevamo prima, le bru­cianti domande sul dopo. Ora, devozione alle anime del Purgatorio e Comunione dei Santi sono un tutt'uno; a me pare che siano fondamentalmente due le ragioni che rendono indispensabile il "ritorno" al Purgatorio. Ra­gioni che, entrambe, rimandano a due insostituibili pre­gi della Comunione dei Santi. Innanzitutto, - e ciò pare venire incontro più che mai alle esigenze dell'uomo contemporaneo che si sen­te inevitabilmente così sballottato da assilli economici, scontri etnici, conseguenze disastrose del crollo di ideo­logie che permettevano il Paradiso sulla terra per poi ve­dere benissimo tutti sino a che punto, contrasti politici, scompensi ambientali... - la Comunione dei Santi ci ren­de consapevoli, a livello di cuore, prima ancora che di ragione, della continuità di contatto con tutti coloro che ci hanno preceduti nell'avventura terrena. È un legame invisibile, di sentimenti, di emozioni, di attese, di spe­ranze, di dolori, di gioie... il tutto proteso verso Dio. A rifletterci bene, è una grande fonte di speranza, in cui il fascino del passato si mescola alle attese per il presente. La Chiesa in fondo, nei suoi 2000 anni di storia, malgra­do tradimenti di ogni genere, ma grazie soprattutto a co­loro che Santi hanno dimostrato di esserlo, è ambascia­trice di questo messaggio di salvezza. Salvezza eterna: "Vi lascio la mia pace, non come la dà il mondo", ci pro­mette Gesù Cristo. Il credere, anzi il sapere - giacché un cammino di fede matura non può che portare a questo - che quanti ci hanno preceduto ci vedono, ci amano, es­sendo molto più vicini di noi a Dio, grazie anche all'in­sostituibile mediazione di Maria, il sapere che possono essere luce inaspettata per il nostro faticoso cammino su questa terra, purché noi lo vogliamo, non può non riem­pirci di speranza e aiutarci enormemente nella nostra evoluzione spirituale. Sapere al tempo stesso, che noi possiamo, anzi dobbiamo, a nostra volta, operare per lo­ro, ci carica di responsabilità, di una responsabilità che non può che farci crescere. Come chiarirà il dialogo con la deliziosa vecchietta che ha ispirato questo libro, con la morte nulla è perdu­to... anzi, pensiamo soltanto a quanti sensi di colpa, sen­timenti negativi in generale può spazzare via tale consa­pevolezza! È forse il caso di ricordare che, perché tutto ciò si metta in moto, occorre mettersi in gioco. In altre parole, occorre chiedere, cioè pregare. "Bussate e vi sarà aperto", insegna Gesù, "chiedete e vi sarà dato". L’uomo spirituale sa bene che, per poter mettere in moto il meccanismo, sta a lui fare la prima mossa... Il secondo immenso pregio della Comunione dei Santi consiste nella possibilità di dare un senso sicuro e di valorizzare la sofferenza, altro supremo enigma del­l'uomo, accanto alla morte. La sofferenza come "pale­stra della nostra vita", per dirla con Manzoni, per cru­cem ad lucem, dal calvario alla resurrezione. La soffe­renza come unica strada per giungere alla maturazione, alla pienezza di vita, alla pace autentica, alla gioia, in­somma a Dio. Di tutto questo la meravigliosa vecchietta, come tanti altri uomini e donne prima di lei nel corso dei seco­li, noti e ignoti, ci offre una testimonianza impagabile.

 

PICCOLA ANTOLOGIA DEL PURGATORIO

 

Da Santa Caterina da Genova: Il trattato del Purga­tono.

 

CAPITOLO Il

 

La gioia delle anime del Purgatorio.

La Santa spiega la loro visione crescente di Dio. Difficoltà di parlare nel loro stato. Nessuna pace è paragonabile a quella delle anime del Purgatorio, eccettuata quella dei Santi in Cielo. E questa pace cresce incessantemente in virtù dell'avvici­namento progressivo di Dio a queste anime, nella misu­ra in cui spariscono gli impedimenti. La macchia del peccato costituisce l'ostacolo, che il fuoco divora senza tregua, di modo che l'anima, in ta­le stato, si apra continuamente per ricevere la comunica­zione divina. Allo stesso modo in cui uno specchio coperto non potrà mai riflettere il sole, non già a causa di difetti per­tinenti alla stella più grande, bensì semplicemente a causa della resistenza creata dall'ostacolo, in modo che, se la coperta viene gradualmente spostata, la superficie dello specchio si renderà a poco a poco accessibile ai raggi del sole, la stessa cosa succede alla ruggine che ri­copre l'anima. Il Purgatorio, le fiamme, la consumano costantemente e, una volta che tale ruggine sarà sparita, l'anima rifletterà in maniera sempre più perfetta il vero sole che è Dio. La sua felicità aumenta nella misura in cui la ruggi­ne in questione diminuisce e l'anima, trovandosi così esposta ai raggi divini, ne è rischiarata nella misura in cui si ritrova purificata e tale processo di purificazione è stato completato. Dal momento che la volontà di queste anime si ritrova completamente unita a quella di Dio per carità perfetta e giacché tali anime si ritrovano così felici per il fatto di essere collocate sotto la sua Divina Provviden­za, non si può più dire che la loro pena sia una sofferen­za. D'altra parte, non è ber vero che esse sono sottopo­ste a tormenti...

 

CAPITOLO V

 

Sulla pace e la gioia che si vive in Purgatorio.

Le anime del Purgatorio vivono in piena confor­mità alla volontà di Dio. Esse corrispondono pienamen­te alla sua bontà, sono contente di tutto ciò che Egli co­manda e sono ormai completamente purificate dalla colpa del peccato... Ormai liberate dalle loro colpe e unite alla volontà di Dio, esse vedono chiaramente se­condo la luce che è loro concessa e comprendono quan­to è grande la gioia di questo Dio, dal quale tutte le ani­me sono state create; inoltre, esse hanno raggiunto una rigorosa conformità tra la loro volontà e quella di Dio e si sentono così potentemente attirate verso di Lui, in ra­gione dell'attrazione naturale tra Dio e l'anima, che nessun paragone sarebbe mai in grado di far compren­dere tale potenza, secondo il modo nel quale il mio spi­rito percepisce questa realtà a livello interiore. Non di meno, io mi servirò dei paragoni che mi vengono in mente.

 

CAPITOLO VI

 

Paragone per esprimere con quale violenza d'amore le anime desiderano godere Dio.

Supponiamo che, nel mondo intero, non vi sia che un solo pane per soddisfare la fame di ogni creatura e che basti la vista di questo a soddisfarla. L'uomo in salu­te è dotato, per natura, dell'istinto di nutrizione; ora, noi possiamo ritenerlo capace di astenersi dalla nutrizione senza per questo morire, senza perdere forza e salute... certo è che comunque, la sua fame non smetterebbe di crescere incessantemente. Ora, se l'uomo sapesse che soltanto quel pane è in grado di soddisfarlo il che, fin­ché la fame non sarà spenta, essa non cesserà di tormen­tarlo, egli soffrirebbe pene intollerabili, destinate ad au­mentare nella misura in cui si trovasse maggiormente lontana da questo pane. Se poi fosse certo di non veder­lo mai, il suo inferno sarebbe completo al pari di quello dei dannati, affamati di Dio, che non hanno mai alcuna speranza di godere del pane della vita. Tuttavia, le anime del Purgatorio godono della spe­ranza-certezza di vederlo e di esserne completamente saziate. È per questo che esse sopportano la fame e sof­frono tutte le pene (necessarie) fino al momento in cui esse raggiungeranno l'eterno possesso di questo Eterno Pane della vita che poi è nostro Signore Gesù Cristo.

 

CAPITOLO XVI

 

Per dimostrare che le sofferenze delle anime del Purgatorio non impediscono loro né pace né gioia.

Io vedo, nelle anime del Purgatorio, un doppio ef­fetto: il primo è quello della misericordia di Dio, poiché, mentre soffrono volentieri le loro pene, esse constatano che Dio è stato assai buono nei loro confronti, conside­rando ciò che hanno meritato e quanto gravi sono state le loro offese agli occhi del Signore. Infatti, se non ci fosse sempre la sua bontà a temperare la giustizia attra­verso la misericordia (soddisfacendola grazie al prezio­sissimo sangue di Gesù), basterebbe un solo peccato, per meritare un miliardo di inferni. Esse soffrono le loropene così volentieri (d'altra parte) da non volerle alleg­gerire per nulla al mondo, poiché sono pienamente con­sapevoli di quanto giustamente le abbiano meritate. Es­se non resistono più alla volontà di Dio: in questo senso, è come se già fossero in possesso del Cielo. Il secondo effetto consiste nella soddisfazione che esse provano, contemplando quanto siano state amabili e misericordiose le decisioni divine relative alla loro sorte. In un solo istante Dio imprime queste due realtà nel loro spirito e, dal momento che esse sono in sua Grazia, lo comprendono, ciascuna secondo la propria capacità. Esse pr6vano perciò una grande soddisfazio­ne, che non solo non viene mai meno, ma anzi, cresce sempre di più, nella misura in cui esse si avvicinano a Dio. Esse vedono tutto, non in se stesse, né per merito proprio, ma in virtù del fatto che esse sono in Dio, su cui essè poggiano con maggiore intensità, piutttosto che sul­le proprie sofferenze, dal momento che la minima visio­ne che esse possono avere di Lui è infinitamente supe­riore a tutte le gioie che si possono immaginare.

 

Padre Pio

Verso l'autunno del 1917 si trovava in quel tempo a San Giovanni Rotondo Assunta Di Tommaso (1894-1953), sorella di padre Paolino, superiore del convento dei Cappuccini, giunta a visitare il fratello. La ragazza dormiva nella foresteria. Una sera, dopo cena, padre Paolino, insieme a Padre Pio, 'andò a salutare la sorella, che si tratteneva vicino al focolare. Come si trovarono là, padre Paolino disse: 'Padre Pio, tu puoi restare qua vicino al fuoco, mentre noi andiamo un po' in Chiesa a pregare". Padre Pio, che era stanco, si mise a sedere sul lettino, con la solita corona in mano, quando venne preso da una sonnolenza che subito gli passò, aprì gli occhi e vi­de un vecchio avvolto in un piccolo cappotto, seduto vi­cino al fuoco; Padre Pio, vedendo quest'ultimo, chiese:"Oh, chi sei tu? Che fai lì?". Il vecchio rispose: "Io sono Tal dei Tali, sono morto bruciato in questo convento, e mi trovo qua per scontare una certa mia colpa...". Padre Pio promise che il giorno successivo avrebbe applicato la Messa per lui e poi l'accompagnò fino al­l'albero (l'olmo che fu poi abbattuto) e là lo licenziò. Al ritorno trovò chiuso il portone e dovette bussare per rientrare, dicendo che era uscito per un bisogno qualsiasi. Così raccontò la prima volta; mentre le altre volte, interrogato, diceva che la porta era aperta, caso che notò lo stesso Padre Provinciale; ma forse lo faceva per non far sapere che era uscito con il morto a porta chiusa. Padre Paolino lo vide un po' timoroso per più di un giorno e gli domandò cosa gli fosse accaduto quella se­ra; egli disse che si era sentito poco bene. Finalmente un giorno confessò tutto. Allora padre Paolino andò al Co­mune (anagrafe) ed effettivamente trovò nei registri che era morto bruciato nell'anno X un vecchio di nome... Tutto come aveva raccontato Padre Pio, da allora il mor­to non comparve più. Dai registri risultava che il vecchio era Di Mauro Pietro (1831-1908).Padre Alessandro da Ripabottoni, Padre Pio da Pie­trelcina, Foggia, 1974.

 

Filo diretto dal Purgatori

"Se voi sapeste il beneficio che ci arreca anche soltanto una piccola preghiera! Immaginate il refrige­rio che voi provate quando, arsi dalla sete, vi viene of­ferto un bicchiere d'acqua... Quando il buon Dio lo per­mette, noi possiamo comunicare direttamente con gli Arcangeli... Il giorno della sua festa, San Michele Ar­cangelo è venuto in Purgatorio ed è tornato in Cielo portando con sé parecchie anime, soprattutto quelle che gli erano state devote in vita... Ogni giorno giungo­no in Purgatorio migliaia di anime e dovete sapere che il buon Dio concede spesso un numero maggiore di grazie in virtù dell'intercessione delle anime purganti rispetto a quante ne conceda per intercessione dei Santi addirittura... Quando un'anima già beata riceve pre­ghiere in suo suffragio ella può scegliere a chi possano applicarsi tali preghiere... Nella ricorrenza dei defunti, parecchie anime lasciano il luogo di espiazione per ascendere finalmente al Cielo e, in virtù di una grande grazia del buon Dio, tale giorno tutte le anime purganti, senza eccezione, prendono parte alle preghiere pubbli­che... In linea generale il sollievo di ciascuna anima è proporzionata al suo merito. Comunque, il giorno nel quale in assoluto il maggior numero di anime sale al Cielo è Natale. Voi che vivete ancora sulla terra, ignorate l'infinita bontà e misericordia divina! Invece noi, le conosciamo molto più di voi per cui ci è facile amarlo molto di più. È proprio questa consapevolezza a causare la nostra soffe­renza... Se voi sapeste quanto sia noi che voi siamo amati da Maria Santissima! Non scoraggiatevi mai, qualunque cosa succeda. Se Gesù volesse potrebbe farvi balzare alla perfezione in un batter d'occhio. Se ciò non succede è segno che ciò non sarebbe per il vostro bene. Egli ama invece ve­dere i vostri sforzi e desidera che voi vediate e conoscia­te da soli quanto sia duro e perciò meraviglioso il cam­mino della perfezione... Nel Purgatorio, le anime non restano unicamente occupate dal pensiero della loro sofferenza. Esse prega­no anzi intensamente, in particolare per tutti coloro che, a loro volta, cercano di alleviare le loro sofferenze. Esse lodano e ringraziano nostro Signore per la sua infinita misericordia nei loro confronti. Ciò è tanto caro in parti­colare a quelle anime che sono state così vicine ai confi­ni dell'inferno...".

Rapporto dal Purgatorio, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo, Mi, 1996.